A cena in bottega? Ecco cosa c’è da sapere

di alessandro klun*

Nell’attuale contesto pandemico stanno emergendo nuove realtà in ambito somministrazione e consumo alimentare.

In particolare l’ampio ricorso allo smart-working e le limitazioni dei DPCM hanno favorito la crescita di una nuova domanda alimentare, sempre più improntata alla richiesta di piatti per asporto, alla consumazione di pasti nella bottega sotto casa, alla preparazione di una cena casalinga utilizzando ingredienti e prodotti di qualità acquistati a km o presso attività sostenibili, che uniscono ingredienti del territorio e conoscenza artigianale in cucina, in una parola la cosiddetta ristobottega o meglio piccolo ristorante o negozio di vicinato che unisce vendita e somministrazione alimentare.

La ristobottega può definirsi come area enogastronomica dove vengono vendute pietanze da banco o piatti cucinati che i clienti possono acquistare e consumare a casa – con una formula che ha permesso a molte attività di resistere alle chiusure dettate dalla crisi sanitaria  – ovvero degustare in loco, al bancone o ai pochi tavoli disponibili.

Sotto il profilo normativo, trattandosi di un’attività tra grocery store e restaurant in quanto, come detto, offre la possibilità di acquistare alimenti e di portarli via o di  mangiarli sul posto, il suo avvio richiede la notifica sanitaria dell’attività alDipartimento di Prevenzione dell’Azienda per l’assistenza sanitaria (DIP) e la Segnalazione Certificata d’inizio attività nel settore alimentare, presso lo Sportello Unico Attività Produttive del Comune nel cui territorio avrà sede l’attività, oltre all’ottenimento, in materia di sicurezza alimentare, della certificazione Haccp, quale garanzia d’igiene, tracciabilità e modalità di conservazione dei cibi offerti.

Resta inteso che se la consumazione degli alimenti viene effettuata con servizio al tavolo è necessario conseguire la licenza per l’attività di somministrazione; se, al contrario, l’attività viene svolta solo tramite self-service, tale licenza non è necessaria.

Nel caso di attività ristorativa già in esercizio che intenda iniziare anche la vendita di prodotti alimentari, sarà necessaria la presentazione della SCIA per l’avvio/modifica dell’attività, sulla base delle normative regionali adottate in materia, oltre all’aggiornamento sia della notifica sanitaria dell’attività, ai sensi dell’art. 6 del Regolamento CE 852/04 del 29/04/2004 e smi, che del sistema HACCP, relativamente alla produzione degli alimenti, che ha come obiettivo la garanzia della sicurezza igienica e della commestibilità, ai sensi dell’art. 5 del medesimo provvedimento.

Quanto al servizio di asporto, non sono previste autorizzazioni specifiche o titoli aggiuntivi, fermo il rispetto della normativa igienico sanitaria e di sicurezza alimentare, incluse le informazioni, al consumatore, in materia di allergeni.

In conclusione, è sotto gli occhi di tutti che il Covid ha modificato radicalmente le nostre abitudini, anche alimentari, al punto che alla definitiva affermazione del food delivery si è affiancata la riscoperta delle botteghe con cucina che propongono un format di ristorazione ibrida, improntato alla sostenibilità, alla tradizione, al territorio, alla valorizzazione dei prodotti locali,  con posti a sedere contati, piatti del menu selezionati, eccellenza delle materie prime e degli ingredienti utilizzati.
*a cena con diritto

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