Caffè Mauro sfida Starbucks e Illy. Fatturato 2018 a 20,3 milioni

Con la regia di Fabrizio Capua, la società inizia la scalata e punta sul retail. Primo flagship store a Milano nel 2020 e investimenti nella rinascita di bar storici e di prestigio

Il mondo del caffè è in forte crescita. Secondo Ico – International coffee organization la produzione globale, nel biennio 2017-18, è aumentata dell’1,2%. Mentre i primi tre produttori sono Brasile, Vietnam e Colombia, i maggiori consumatori sono gli europei con 51,93 milioni di sacchi di caffè. L’Italia, in particolare, è il primo Paese importatore. Nel Bel Paese esistono circa 700 torrefazioni ma le big del settore sono una trentina, una di queste è Caffè Mauro.
Dopo il business familiare nell’imbottigliamento della Coca-Cola, Fabrizio Capua nel 2008 fonda la holding Independent Investments e rileva la torrefazione calabrese, sulla scena dal 1949.

Superati i 20 milioni di fatturato, il 43% grazie all’export in oltre 60 Paesi, per la Caffè Mauro inizia così una nuova stagione.

Il 51enne Fabrizio Capua – presidente e amministratore delegato – ha svelato a MAG il nuovo piano industriale. Dagli investimenti nell’e-commerce alla crescita all’estero, nella gdo e nell’horeca, ma soprattutto il lancio di una catena di caffetterie brandizzate che partirà proprio dal capoluogo lombardo.

Capua è un cognome famoso nell’imprenditoria…
Si, siamo una famiglia calabrese di imprenditori, specializzata nel settore agroalimentare da oltre 100 anni, io rappresento la quarta generazione. Dopo gli olii essenziali di agrumi, i succhi e i concentrati, nel 1974 mio padre Giovanni si dedica all’attività nel settore delle bevande rilevando la Socib, una società con l’esclusiva di imbottigliamento e commercializzazione dei prodotti della The Coca-Cola Company in Calabria. La visione e l’impegno dell’industriale lo portano, nei primi anni ‘80, a introdurre e commercializzare per primo le bottiglie in PET, oltre allo sviluppo di un brevetto sul ciclo produttivo che venne poi esteso dalla multinazionale in tutte le filiali mondiali. Negli anni gli stabilimenti salirono a quota cinque e la Socib divenne la seconda realtà in Italia, con 300 milioni di ricavi e 600 dipendenti, coprendo il 30% del mercato italiano.

Nel processo di diversificazione che tradizionalmente ha contraddistinto la crescita imprenditoriale della famiglia Capua, nel 2009 abbiamo venduto il gruppo Socib alla multinazione Coca-Cola Hellenic Bottling Company.

 

E nel 2018 nasce Independent Investments?
Dopo oltre 30 anni di lavoro per Coca-Cola, ho fondato la mia holding. Il nome deriva dal desiderio di sentirmi indipendente da formule di business come il franchising e quindi “libero” di rilanciare brand del made in Italy, meritevoli ma in difficoltà. La prima e più grande operazione industriale è stata l’acquisizione di Caffè Mauro, poi sono seguiti altri investimenti soprattutto nel campo finanziario o immobiliare-residenziale.

 

Perché ha deciso di investire in Caffè Mauro?

L’ho rilevata dieci anni fa. Il mio obiettivo, come detto, era quello di acquisire un’azienda storica del made in Italy, metterla in sicurezza e risanarla. Caffè Mauro in Italia è sempre stata pioneristica nel confezionamento e nel marketing ma poi, a causa di una forte difficoltà finanziaria, agli inizi del 2000 entrò in una lunga e complicata fase di crisi.

 

Come si colloca oggi Caffè Mauro nel mercato?

Da quattro anni l’azienda è ritornata a fare utili ed è stata risanata anche dal punto di vista finanziario grazie al recente accordo stipulato col sistema bancario, assistiti dal team di legali rappresentati dal Prof. Fabrizio Guerrera dello studio Biscozzi Nobili e dall’Avv. Maria Francesca Quattrone dello studio Dike Legal. Per la parte delle banche è intervenuto lo studio Hogan Lovells.

Oggi Caffè Mauro si colloca fra i più importanti brand del mercato italiano ed estero, ed è riconosciuto come un prodotto di alta gamma.

 

Mi dà un po’ di numeri dell’azienda?

Caffè Mauro dà lavoro a circa 40 persone che raggiungono quota 150 se si considera l’indotto. Nel 2018 abbiamo raggiunto un fatturato di 20,3 milioni di euro, sette milioni in più rispetto al 2008. Lo stabilimento ha una capacità produttiva importante e oggi viene utilizzato solo al 30%. Tostiamo infatti quasi…

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