Just Eat Italia: al via le assunzioni dei rider come dipendenti
di alessio foderi
A marzo 2021 prenderanno il via le prime assunzioni dei rider in Italia, con l’introduzione del contratto di lavoro subordinato con il modello Scoober. Un progetto annunciato da Just Eat Italia lo scorso novembre che partirà dalla Lombardia, e più precisamente da Monza. All’estero la multinazionale del take away conta già più di 19mila riders operativi con questo modello. Nella penisola prevede l’implementazione in 23 città già nel 2021.
Dopo il test monzese, infatti, si proseguirà nelle città di Brescia, Verona, Parma e Reggio Emilia. Entro aprile 2021 si arriverà a Milano con il primo hub sul territorio italiano e un obiettivo di oltre mille rider assunti nei primi due mesi.
Daniele Contini (nella foto), Country Manager Just Eat Italia, spiega a MAG tutte le novità di questo modello contrattuale.
Nel dettaglio, come sarà il contratto di lavoro dipendente per i rider in Italia?
Il nuovo contratto introdurrà per i rider tutti i vantaggi e le tutele tipiche dei lavoratori dipendenti, e condizioni di assunzione eque, tra cui: un compenso orario, ferie, malattia, maternità/paternità, indennità per lavoro notturno e festivi, coperture assicurative, dispositivi di sicurezza gratuiti in dotazione, formazione obbligatoria e tutele previdenziali.
Con quali regimi orari?
Ce ne sono diversi: contratti di lavoro dipendente full time, (40 ore settimanali), Part-time (variabile in base alla città e ai volumi di ordini previsti) e a chiamata. Il compenso orario garantito è di circa 9 euro, ottenuto applicando su una paga base di 7,50 euro l’ora, indipendentemente dalle consegne effettuate, il pacchetto di maggiorazioni previste dalla normativa in vigore e, a tale somma, si aggiungerà un ulteriore sistema di bonus legato al numero di consegne.
Con l’annuncio dello scorso novembre, Just Eat ha lasciato Assodelivery. Tecnicamente quali sono le differenze col contratto su cui stavate lavorando con l’associazione?
La differenza sostanziale è l’inquadramento dei rider come lavoratori dipendenti. È una scelta in linea con la strategia del gruppo Just Eat Takeaway.com che vede il modello Scoober già attivo in 12 paesi e in oltre 140 città. Con questo modello garantiamo ai rider tutele, protezioni e i vantaggi tipici di un contratto di lavoro dipendente. Si tratta quindi di un modello di delivery già attivo in alcuni dei paesi del gruppo, e in linea con la strategia europea, che appunto inquadra i rider come dipendenti.
Ci saranno differenze fra grandi città e piccoli centri?
Il modello Scoober prevede diverse tipologie di attività sul territorio: nelle città più piccole i rider potranno operare con mezzi propri e una fornitura completa di dispositivi di sicurezza, oltre a indumenti brandizzati e zaino per le consegne forniti da Just Eat, e avranno un’indennità per l’utilizzo del proprio mezzo. Nell città più grandi, invece, tra cui Milano, Roma, Torino, Bologna e Napoli, apriremo dei veri e propri hub nel cuore della città dove i rider potranno ritirare e utilizzare, per il proprio turno di lavoro, solo mezzi totalmente sostenibili come scooter elettrici o e-bike di Just Eat, gli strumenti per le consegne come casco, giacca e zaino, e che potranno essere anche luoghi di scambio e incontro.
Quali altre tutele ci saranno per i lavoratori della gig economy?
Il nostro obiettivo è quello di operare come leader del settore del food delivery in modo etico e responsabile e la scelta di introdurre in Italia un modello di lavoro dipendente per i rider è in linea con questa missione e con quanto portiamo avanti con successo già in altri paesi europei. Si tratta di un grande investimento, economico e sulle persone ma vogliamo continuare a supportare ulteriormente lo sviluppo del servizio permettendo ai rider di operare tutelati dal punto di vista contrattuale. Avranno, ripeto, le tutele previste da un contratto dipendente.
Da un punto del dipartimento legale, come avete lavorato?
Dal punto di vista organizzativo è fondamentale per noi utilizzare una struttura coerente con le necessità del business di Just Eat, che rispetti le peculiarità tipiche di questo settore e che sia implementabile in modo efficiente. Per questo inizieremo l’attività dotandoci di un contratto aziendale, rispettoso dei trattamenti economici previsti dai contratti collettivi. La nostra intenzione è comunque quella di continuare ad approfondire il tema con le parti sociali e le organizzazioni sindacali, sempre nell’ottica di offrire tutele e flessibilità.
E come vi siete coordinati a livello internazionale?
Il contratto di lavoro dipendente per i rider previsto dal modello Scoober è basato sulle linee guida internazionali di un accordo aziendale e sull’applicazione integrale della normativa e della legislazione italiana. In questo senso abbiamo lavorato e stiamo lavorando a questa implementazione in modo coordinato e nel rispetto delle caratteristiche della normativa italiana.
Oltre il modello Scoober, recentemente avete annunciato anche una partnership con McDonald…
Sì, la partnership con McDonald’s per la consegna a domicilio con McDelivery rafforza ulteriormente la presenza di Just Eat sul territorio e consolida la nostra offerta di grandi brand sull’app. La nostra strategia è quella di rispondere alla richiesta sempre in evoluzione dei consumatori e delle loro abitudini e permette loro di ordinare a domicilio i prodotti più amati. Abbiamo annunciato la partnership proprio in un anno molto difficile per i ristoranti, in cui il food delivery ha rappresentato una leva di business fondamentale che ha permesso loro di continuare la loro attività.