Alfio Ghezzi da solista al Mart

L’ex chef di Locanda Margon sbarca al Mart nelle vesti d’imprenditore: curerà l’offerta gastronomica del museo durante tutta la giornata. La prossima tappa? Si parla del Lago di Garda

di francesca corradi

Conosciuto come lo chef del ristorante stellato di Locanda Margon (la “tavola” dei Lunelli di Ferrari) in cui ha lavorato negli ultimi nove anni, Alfio Ghezzi (nella foto) ha deciso di mettersi in proprio. Classe 1970, una parentesi universitaria a Lettere e filosofia, il cuoco giudicariese ha alle spalle anche tre anni con il maestro Gualtiero Marchesi e quattro come sous chef di Andrea Berton a Trussardi alla Scala. Sbarcato a Locanda Margon, a 40 anni, nel 2011 arriva la prima Stella Michelin e, cinque anni più tardi, la seconda. Nel 2012 è stato anche il vincitore del Bocuse d’Or Italia.

Non solo dietro i fornelli, Ghezzi nutre una passione per la montagna e per l’insegnamento è, infatti, tutt’oggi docente del percorso di alta formazione promosso dalla Provincia autonoma di Trento e attuato dal Cfp Enaip di Tione di Trento.

 

 

A MAG, Ghezzi racconta la nuova sfida da solista che lo vedrà gestire – dal 22 ottobre e per almeno sei anni – la ristorazione del Mart, a Rovereto, città trentina da anni “orfana” di grandi ristoranti. Non chiamatela caffetteria: il progetto che porterà il nome dello chef riguarderà tutti i pasti della giornata, dalla colazione alla cena, andando a completare così l’offerta culturale del distretto museale.

 

 

 

 

Dopo nove anni e due stelle Michelin la “separazione consensuale” dalla famiglia Lunelli. Cosa le ha dato questa esperienza a Locanda Margon?
Grazie a loro ho un bel bagaglio di energia, volontà e visione: sono stati anni fondamentali che mi hanno formato e preparato al mio nuovo progetto. A loro si vanno ad aggiungere le importanti esperienze del mio passato, in primis con Gualtiero Marchesi e Andrea Berton, a cui sarò sempre riconoscente, così come ai ragazzi che hanno lavorato con me.

Riparte da solista dopo essersi aggiudicato un bando della durata di sei anni…
Si, sarò chef executive ma di fatto è come se fossi il proprietario. Avevo voglia di intraprendere un percorso personale e ho cominciato da un progetto per una realtà della provincia autonoma di Trento che poi si è dilatato nei tempi e ciò mi ha portato a seguire il progetto Mart.

Quali saranno le difficoltà di lavorare al Mart?
Non sarà facile lavorare in un luogo che per anni è stato orfano di grandi ristoranti. Rovereto è bellissima ma è una città di provincia e chi la abita è sobrio e magari non così abituato a uscire e vivere i ristoranti. Tra i vantaggi, invece, c’è il fatto di far parte di un polo culturale con biblioteca e università e attirare quindi, non solo gli appassionati di sport e natura, come già succede nella zona, ma anche chi vuole vivere un’esperienza culturale a 360 gradi, cucina compresa.

Quale sarà quindi la sfida?
Essere credibile con gli ospiti. Anch’io farò cultura, intesa come qualcosa che si manifesta all’interno di un ambito geografico d’altronde la cucina esiste e si manifesta nel tempo. La cucina è un effetto della cultura.

 

 

Non solo ristorante…
Lo definirei uno spazio dinamico, in cui recarsi dal mattino alla sera.

 

 

 

 

 

Arte e cucina, qual è il fil rouge?
L’elemento in comune è l’emozione che unirà l’arte del museo e la cucina del Mart accompagnando i visitatori lungo il percorso. È questo il significato vero che muove la mia idea di ristorazione in un museo.

Sarà un vero e proprio progetto culturale…
Si, ho in mente uno spazio dove s’incontrano i grandi linguaggi della tradizione italiana: cucina, arte e design per dare la possibilità all’ospite di emozionarsi e di portarsi a casa un ricordo indelebile. Se tu ti ricordi un piatto, significa che ti ha emozionato.

Qual è la volontà?
Alla base c’è l’idea di creare una profonda interazione con gli ospiti nei vari momenti della giornata e in specifiche zone del ristorante: dalla lounge, dove sarà servito l’aperitivo, alla zona bistrot, dove si potranno gustare la prima colazione e il pranzo, fino alla zona gourmet, riservata all’esperienza serale. Nella scelta degli ingredienti prediligerò quelli locali, a filiera corta, celebrando i sapori nostrani e puntando a valorizzare la tradizione soprattutto quella trentina. Realizzerò inoltre conserve, confetture, marmellate e altri prodotti artigianali che verranno elaborati sia all’interno del ristorante che in collaborazione con la cooperativa Mas del Gnac.

 

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