Agromafie: un giro d’affari da 24,5 miliardi l’anno
Presentato il Rapporto di Coldiretti-Eurispes. I settori agroalimentari più colpiti sono il vino, la carne, le conserve e lo zucchero
Sale del 12,4% il business delle agromafie nel 2018, per un totale di 24,5 miliardi di euro. É quanto emerge dal sesto Rapporto 2018 elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare.
“Le mafie non sono più quelle che sparano ma quelle che entrano nei mercati – afferma il procuratore nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho -. Sono quelle che riescono ad accaparrarsi interi settori. Sono entrate nel settore agro-alimentare e quindi bisogna alzare una barriera che non sia fatta solo di repressione”.
La rete criminale non conosce crisi e sembra non risentire della stagnazione dell’economia italiana e internazionale, delle tensioni sul commercio mondiale e delle barriere sulla circolazione delle merci e dei capitali. Le agromafie incrociano la filiera del cibo, dalla produzione al trasporto, dalla distribuzione alla vendita. Il risultato sono la moltiplicazione dei prezzi per i consumatori, i danni di immagine per il made in Italy e i rischi per la salute.
I settori agroalimentari più colpiti da truffe e reati nel 2018 sono il vino (+75%), la carne (+101%), le conserve (+78%) e lo zucchero.
Hanno un grande impatto anche in campagna. Lo conferma l’impennata di furti di trattori, falciatrici e altri mezzi agricoli, gasolio, rame, prodotti (dai limoni alle nocciole, dall’olio al vino) e animali, con un ritorno dell’abigeato. A questo si aggiungono racket, usura, pascolo abusivo ed estorsione; nelle città invece, i tradizionali fruttivendoli e i fiorai sono quasi scomparsi, sostituiti da egiziani indiani e pakistani che controllano ormai gran parte delle rivendite sul territorio.