Agroalimentare, la Germania è il primo importatore del made in Italy

Nell’anno dell’emergenza Covid-19, in controtendenza rispetto al crollo generale, fra i settori produttivi simbolo del made in Italy si salva solo l’agroalimentare. Il comparto è trainato dal record storico delle esportazioni che superano i 46,1 miliardi di euro, ai massimi di sempre.

La crescita della domanda di cibi e bevande all’estero – sottolinea Coldiretti – è trainata dalla Germania (+6,6%) che è il primo partner dell’Italia. A seguire ci sono gli Stati Uniti (+5,4%), nonostante i dazi che hanno colpito i prodotti più significativi, superati dalla nuova amministrazione Biden.

Questo, in sintesi, è quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base del rapporto sulla competitività dei settori produttivi dell’Istat. Mentre il tessile e automotive registrano tagli drammatici, l’alimentare diventa la prima ricchezza del Paese.

Nonostante la pandemia si registra un +1,7% nel 2020 rispetto all’anno precedente.

“L’Italia può ripartire dai punti di forza con l’agroalimentare che ha dimostrato resilienza di fronte la crisi e può svolgere un ruolo di traino per l’intera economia” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. Nel settore, inoltre, si stima la creazione di un milione di nuovi posti di lavoro green entro i prossimi 10 anni con una decisa svolta dell’agricoltura verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale.

“Dobbiamo ripartire dai nostri punti di forza per dimezzare la dipendenza alimentare dall’estero” afferma Prandini. “L’allarme globale […] ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo. Occorre intervenire per difendere la sovranità alimentare e ridurre la dipendenza dall’estero in un momento di grandi tensioni internazionali”.

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