Agroalimentare: 25mila aziende chiuse causa criminalità

A livello nazionale, nel 2015, il fatturato totale della contraffazione era stimato in 6,9 miliardi di euro, con una variazione reale del +4,4% rispetto ai 6,5 miliardi di euro stimati nel 2012.

 

La criminalità organizzata nel settore agroalimentare italiano non arresta la sua ascesa. Tra gli effetti sulla competitività delle imprese e sulla salute dei cittadini si calcola che negli ultimi anni ben 25mila aziende siano state costrette a chiudere a causa di usura e debiti.

Secondo i dati emersi dal convegno Organizzato da Confagricoltura alla Luiss “Le infiltrazioni criminali nell’economia agricola: effetti sulla competitività delle imprese e sulla salute dei cittadini”, sono ben 350mila gli agricoltori vittime di reati di ogni genere.

La sola attività della Guardia di Finanza ha permesso di porre sotto sequestro, nel corso del 2017 e dei primi dieci mesi del 2018, beni pari a circa due miliardi di euro. Secondo dati recenti si sarebbero consumati oltre 33mila illeciti amministrativi e più di 7mila infrazioni penali ai danni del settore agroalimentare.

“La criminalità organizzata – ha detto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti – esercita il proprio controllo lungo tutta la filiera (produzione, trasformazione, trasporto, commercializzazione e vendita al pubblico), provocando alle imprese agricole danni diretti e indiretti che minano profondamente la loro competitività”.

“Le attività di depredazione, controllo e imposizione delle mafie hanno determinato nel tempo un notevole squilibrio non solo nei rapporti fra gli operatori agricoli – ha aggiunto il presidente di Confagricoltura – ma anche fra questi e gli altri attori della filiera agroalimentare, facendo lievitare i prezzi al dettaglio dei beni alimentari e diminuendo drasticamente quelli all’origine”.

La criminalità organizzata ha forti legami anche con la contraffazione, considerata un business più redditizio e meno rischioso rispetto alle altre attività illecite. Si tratta di un fenomeno diffuso in quasi tutti i settori produttivi, che rappresenta un grave problema per l’economia del nostro Paese.

La contraffazione provoca perdite al sistema produttivo, danni all’immagine del made in Italy e alla salute dei consumatori. Al primo posto ci sono gli accessori e l’abbigliamento, ma nessun settore merceologico viene escluso e uno particolarmente colpito è quello dell’agroalimentare.

La globalizzazione dei mercati, la diffusione delle tecnologie dell’informazione (ICT) e l’utilizzo crescente della rete internet per la commercializzazione dei prodotti, se da un lato rappresentano un’opportunità dall’altro lato hanno fornito ai contraffattori sempre maggiori opportunità di occultamento delle proprie attività illecite in un ambito sovranazionale.

“Per questo – ha sottolineato Giansanti – soprattutto nel settore agroalimentare, occorre potenziare l’azione informativa sui rischi per la salute dei prodotti contraffatti e sui danni che vengono causati all’economia agroalimentare italiana: l’immissione dei prodotti contraffatti nella produzione legale nazionale comporterebbe, infatti, un incremento della produzione interna di 18,6 miliardi di euro”.

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