Acqua di colonia in pasticceria. Il caso del New Jersey
*a cena con diritto
Una pasticceria del New Jersey ha chiesto ai propri clienti di evitare di entrare nel proprio negozio se si indossano profumi forti o acqua di colonia, ma di usare il servizio drive-thru (è un tipo di servizio da asporto che consente ai clienti di acquistare prodotti all’interno della propria auto, ndr). Un simile divieto sarebbe lecito nel nostro Paese?
L’articolo 187 del Regio Decreto n. 773 del 1931, Regolamento per l’esecuzione del TULPS (testo unico delle leggi di pubblica sicurezza) prevede espressamente quanto segue: “Salvo quanto dispongono gli artt. 689 e 691 del codice penale – che impongono rispettivamente di rifiutare la somministrazione di bevande alcoliche ai minori di 16 anni, agli infermi di mente, a coloro che sono in stato di deficienza psichica per altra infermità e a coloro che si trovano in stato di manifesta ubriachezza – gli esercenti non possono senza un legittimo motivo, rifiutare le prestazioni del proprio esercizio a chiunque le domandi e ne corrisponda il prezzo”.
Sulla base di tale disposizione, escluse le ipotesi previste dal Codice penale, l’esercente un’attività di somministrazione alimentare non può senza un legittimo motivo negare l’accesso e/o rifiutare il servizio ad un cliente.
Pertanto, nessun esercente di un pubblico esercizio, come un bar o un ristorante, può rifiutarsi di offrire il servizio richiesto dietro pagamento del relativo prezzo se non in presenza di un motivo lecito e non discriminatorio (basato ad esempio su razza, sesso, religione) tra cui può rientrare la necessità di garantire la salute dei propri collaboratori.
Per completezza va precisato che quello posto dai titolari del locale non è un vero e proprio divieto quanto piuttosto un invito ad assumere un comportamento potenzialmente lesivo della salute altrui.
*di alessandro klun