Vergani, il panettone dei milanesi

Da bottega artigiana alla produzione industriale, l’azienda è rimasta l’unica a produrre panettoni in città, su larga scala, superando il milione. Il segreto è innovare la tradizione.

di francesca corradi

Il marchio Vergani nasce nel 1944 in un piccolo laboratorio di pasticceria a Milano, al civico sei di viale Monza. L’intuizione è di Angelo Vergani che, nel dopoguerra, avvia un’attività in proprio. Dopo 76 anni e quattro generazioni, l’impresa familiare ad oggi è l’unica azienda rimasta in città a produrre panettone, a livello industriale, sviluppandosi intorno al laboratorio d’origine tra via Nuoro e via Oristano.

Oggi gli amministratori delegati sono Lorella e Stefano Vergani (nella foto di copertina) che, dagli anni Novanta, portano avanti la tradizione familiare con le radici ben salde nella “storia” ma lo sguardo rivolto al futuro, anche grazie all’ingresso dei figli trentenni Andrea e Marco Raineri, la quarta generazione. Il Presidente rimane, invece, l’89enne Giacomo Vergani.

Entrato in azienda a 29 anni, dopo cinque anni in una grande multinazionale, Stefano Vergani racconta a MAG la storia dell’azienda che produce solo panettoni e la strategia per mantenere una crescita costante del business.

Qual è la forza di Vergani?

Il nostro punto di forza è essere milanesi e produrre in città raccontando una tradizione da 76 anni. La genuinità degli ingredienti e la continua ricerca della qualità sono gli elementi che, di fatto, ci hanno permesso, fin dall’inizio, di farci conoscere e apprezzare nella produzione dell’originale panettone. In un prodotto tradizionale come il panetùn stare al passo con i tempi significa continuare a migliorarsi senza mai perdere di vista la propria storia.

Com’è cambiata in questi anni l’azienda?
Il primo cambiamento è avvenuto negli anni Settanta, con Luigi e Giacomo Vergani, in cui si è andati verso l’industrializzazione: sono stati abbandonati i prodotti della pasticceria fresca  scegliendo di produrre solo panettone e croissant. Al tempo c’era, infatti, il mercato dei bar che consentiva di proporre un prodotto da colazione valido, non c’era il surgelato come oggi. A fine anni Ottanta l’azienda ha vissuto un’altra fase importante con l’ampliamento dello stabilimento per razionalizzare l’attività produttiva.

 

La grande svolta è avvenuta quindici anni fa…

La definirei più una rivoluzione. Agli inizi degli anni Duemila ci siamo concentrati esclusivamente sui panettoni, facendo, quindi, investimenti in tecnologie e rinnovando tutta l’impiantistica. Abbiamo acquisto un capannone adiacente per razionalizzare il flusso e rendere più flessibile la produzione. Tutto questo ha portato al miglioramento del controllo degli aspetti qualitativi ottenendo certificazioni importanti con standard di sicurezza del prodotto molto elevati.

 

Quali sono i principali mercati in cui siete presenti?

L’80% del nostro fatturato è in Italia anche se il tasso di crescita all’estero è del 20% anno su anno. La scorsa Pasqua – che vale il 25% della produzione – abbiamo registrato un incremento del  5%, la stessa cosa succederà per questo Natale.  Stimiamo di chiudere l’anno  tra un +6 e +8%. A livello europeo siamo presenti in Spagna, Francia e Regno Unito. Stati Uniti e Australia sono, invece, i principali mercati  extra Ue in cui esportiamo e puntiamo a consolidare la nostra presenza in Oriente.

Dove si trovano i panettoni Vergani?

Principalmente nei supermercati. Il prodotto  alimentare non può più prescindere dalla grande distribuzione, che negli ultimi anni dedica sempre più attenzione a referenze premium, con spazi dedicati nella presentazione. Oltre alla gdo abbiamo creato, nel 2013, vicino a Corso Buenos Aires, la prima boutique – a metà fra bottega e caffetteria – dove proponiamo ricette esclusive e il top di gamma. I due negozi monomarca aiutano a livello d’immagine permettendoci di avere un contatto diretto con il cliente.  Sono veri e propri “showroom del Panettone” creati per restituire a Milano la peculiarità di una tradizione antica tutto l’anno. Momentaneamente ci siamo fermati nell’espansione ma il nostro obiettivo è di aprire altri negozi, anche fuori città.

Quanti dipendenti ha l’azienda?

In azienda, compreso…

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Foto di Leonardo Battaglini

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