Simone Maggioni, alla ricerca delle eccellenze

Dai leader al vino, il senior partner di Eric Salmon ha scommesso nel progetto vitivinicolo Podere La Pace facendosi largo tra le storiche cantine con uve internazionali, esclusività del brand e partner ambassador.

di francesca corradi

L’amore per l’agricoltura di Simone Maggioni (nella foto) – consulente di Eric Salmon per la leadership specializzato nell’alta direzione, la pianificazione della successione dirigenziale e la gestione delle imprese famigliari – nasce nelle campagne liguri.

Curiosità è la parola chiave della sua vita e del percorso imprenditoriale nel settore vitivinicolo che lo vedono protagonista in Toscana. Nel 2007 decide di portare competenze ed esperienze della sua professione nella creazione di una vigna in Maremma che, nel 2013, trasforma in Podere La Pace.

«Noto sostanziali tratti comuni tra le risorse umane e un grande vino. Entrambi sono progetti a lungo termine, difficoltosi e spesso imprevedibili, attraverso i quali ci si può, tuttavia, togliere grandi soddisfazioni. Deliziano, se portati a termine con successo», afferma l’imprenditore.

Più che un progetto la sua sembra una missione: porta visione lucida nel perseguimento dell’eccellenza assoluta – il miglioramento perpetuo, come lo definisce – e professionalità alla vinificazione tradizionale.

 

Maggioni, per la prima volta, racconta a MAG il progetto del Podere La Pace e le strategie di crescita.

 

Ci racconta come nasce il Podere La Pace?

Tanto una scoperta quanto una creazione. È un fazzoletto di terra di sette ettari che ho rilevato nel 2007. Il vigneto, di fronte al Golfo di Follonica, si trova all’interno di una valle dal microclima protetto, con una esposizione est-sudest, ambita da tutti i vignaioli locali.

Ho voluto dedicarmi alla coltivazione di vitigni di caratura internazionale che trascendono confini e convenzioni: Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot, Petit Verdot, Chardonnay e Viognier.

 

Dall’uva alla bottiglia…

I lavori di piantagione del vigneto e di costruzione della cantina, sei anni dopo, seguono una tradizione di esplorazione e imprenditorialità. Le prime etichette Podere La Pace vengono ufficialmente lanciate con la vendemmia del 2013.

Il lavoro in cantina è fondamentale quanto quello nel vigneto.

 

Quello vitivinicolo non è un settore semplice in cui inserirsi. Quali e quanti sono i prodotti Podere La Pace?

Produco un numero limitato di circa 30mila bottiglie e il Cabernet Franc è la bottiglia di punta. Si tratta, per scelta, di vini che si possono far strada nello scenario internazionale e che si rivolgono a un consumatore, mi passi il termine, sofisticato. Questo genera la possibilità di aprirmi e confrontarmi con il mondo. Una scelta controcorrente rispetto al trend di produzione di vino autoctono, una parola che tra l’altro sostituirei con locale.

 

Come ha approcciato il mercato?

Fin dall’inizio l’obiettivo è stato quello di conquistare il consumatore diretto, la persona. Per generare un maggiore equilibrio – win-win – ho fin da subito puntato all’esclusività dell’esperienza offrendo un prodotto che non ha prezzo. Inizialmente il brand si è fatto conoscere attraverso il passaparola. Grazie alla mia rete di professionisti e conoscenze, generata in anni di lavoro, sono poi riuscito a costruire un gruppo internazionale di nove persone, principalmente amici, che – parallelamente o dopo una vita professionale importante – sono diventati partner ambassador di Podere La Pace sposando a pieno e con passione il progetto. Questo mi ha dato una grande forza innescando un meccanismo virtuoso. Ne è nata una trading company di marketing: un canale con il quale si fa branding, posizionamento. L’altro modo per far conoscere il vino, oltre all’e-commerce, è quello degli importatori.

 

Dove altro siete presenti?

Nell’horeca. Scegliamo di essere in ristoranti che siano in grado di raccontare il prodotto. Il ristoratore, di fatto, deve essere il principale promotore. In alcuni indirizzi, siamo presenti anche con La Pace Blu label, una bottiglia di vino rosso in esclusiva e non disponibile al consumatore se non al ristorante.

 

Qual è la carta vincente?

Il rapporto diretto con il cliente grazie a un sistema di customer relationship management, strumento che mi permette di assistere e conoscere chi beve il mio vino.

 

Cosa le ha insegnato questa nuova avventura?
Ho imparato che la natura detta, in gran parte, il valore delle cose: ne è un esempio l’invecchiamento.

 

Meglio consulente per la leadership o imprenditore di vino? Quanto l’ha aiutata la sua professione?

Da subito ho pensato di portare competenze ed esperienza dalla mia vita professionale alla cantina. Le affinità sono sicuramente

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