Ristorazione, 2021 in profondo rosso

Presentato il “Rapporto Ristorazione 2020” di Fipe-Confcommercio: nessuna vera ripresa prima del 2022. Il presidente Stoppani: “C’è un rischio gravissimo nella dispersione di competenze e professionalità”.

“Bollettino di guerra” per la ristorazione italiana. Secondo il Rapporto annuale sulla ristorazione, infatti, un anno di pandemia ha ridotto in macerie uno dei settori maggiormente dinamici e attivi dell’economia italiana, quello dei pubblici esercizi.

In 14 mesi sono stati bruciati il doppio dei posti di lavoro creati tra il 2013 e il 2019. L’incertezza è diventata il sentimento prevalente e lo dimostra la riduzione del 50% del numero di nuove attività avviate nell’anno. La crisi non travolge solo l’offerta, ma influenza profondamente anche la domanda. I consumi degli italiani si sono fatti meno sofisticati, con la spesa alimentare domestica che non è riuscita a coprire nemmeno il 20% di quanto perso con lo stop a bar e ristoranti.

Per seguire questi cambiamenti da vicino, Fipe-Confcommercio, ha deciso di affiancare al rapporto una indagine sui prossimi mesi e le prospettive di ripartenza, realizzata in collaborazione con Bain & Company e TradeLab.

Secondo la ricerca crolla l’occupazione in Italia a seguito della pandemia. Penalizzati soprattutto “alloggio e ristorazione” che hanno perso 514mila posti di lavoro (unità di lavoro), che tra il 2013 al 2019 ne avevano creati 245mila. Cambiano, inoltre, i consumi degli italiani: si mangia di più in casa, obbligatoriamente, ma la bilancia è in deficit. Cresce, invece, di 6 miliardi di euro la spesa alimentare tra le mura domestiche, ma crolla di 31 miliardi di euro quella in bar e ristoranti.

Il 97,5% delle imprese ha registrato nel 2020 un calo di fatturato. Per oltre sei ristoratori su dieci, inoltre, la riduzione ha superato il 50% del volume d’affari dell’anno precedente. Duro il giudizio sui ristori: secondo una ricerca condotta Fipe-Format Research, per l’89,2% degli imprenditori, i sostegni sono stati inutili o poco efficaci.

La sfiducia è ai massimi storici per il mondo dei pubblici esercizi.

Nel 2010 le nuove imprese avviate erano oltre 18 mila, nel 2020 sono state solo 9.190. Nel primo trimestre 2021 crolla l’indice di fiducia sul futuro per gli imprenditori della ristorazione rispetto allo stesso periodo del 2020: -68,3%. Oggi l’84,3% degli imprenditori scommette su una ripresa del settore, subordinata però alla fine dell’emergenza. Secondo gli intervistati da Fipe-Confcommercio, il 2021 sarà ancora un anno di fatturati in calo, mediamente del 20%. Il 66% dei responsabili di grandi aziende della filiera (industria, distribuzione e ristorazione) prevede una ripresa non prima del 2022-2023. Il 27%, invece, pensa che solo nel 2024 ci sarà una vera inversione del trend.

La filiera prova a guardare al futuro. Il rilancio del settore, secondo gli esperti, passerà da un potenziamento dei servizi digitali, food delivery in testa, e da una maggior attenzione su qualità dei prodotti, originalità nell’offerta, marketing e sostenibilità.

“Dal primo lockdown ad oggi – spiega Lino Enrico Stoppani (nella foto), Presidente di Fipe-Confcommercio – gli imprenditori dei pubblici esercizi hanno vissuto una vera e propria odissea, dovendo fare i conti con il crollo del loro fatturato, l’impossibilità a pianificare la loro attività e una diffusa sensazione di accanimento dei provvedimenti, non giustificato dai dati, nei loro confronti. Ai primi 70 giorni di chiusura forzata, si sono aggiunti altri mesi di confusione normativa […]. Eppure, nonostante tutto questo, l’85% degli imprenditori ha sostanzialmente fiducia di tornare in futuro ai livelli pre-pandemia […]. Le novità introdotte per le riaperture serali dei Pubblici Esercizi e lo spostamento del coprifuoco – aggiunge il presidente – , sono ulteriori importanti passi in avanti per il recupero della normalità operativa […]”.

 

LINO ENRICO STOPPANI PRESIDENTE FIPE

 

In particolare Bain & Company commenta: “L’impatto del Covid-19 sul settore della ristorazione è stato drammatico e la ripartenza degli operatori richiederà una trasformazione dell’offerta, delle esperienze, combinata alla capacità di cogliere le nuove abitudini di consumo e nuovi servizi come la presenza sulle piattaforme digitali. Grazie alla profonda esperienza nei beni di largo consumo e del settore retail, Bain ha voluto supportare Fipe-Confcommercio nella stesura di questo rapporto, mettendo a disposizione la propria esperienza internazionale nel settore per portare un punto di vista distintivo”.

 

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