Ristorazione, 7 pmi su 10 investiranno nel digitale
L’accelerazione verso la digitalizzazione negli ultimi 12 mesi ha riguardato solo il 37% del campione. Per il 2021, quasi il 70% delle imprese intervistate prevede un maggior sviluppo digitale.
L’emergenza sanitaria da Covid-19 ha impresso una generale accelerazione alla digitalizzazione delle imprese. Il trend trova riscontro anche nell’indagine condotta sui clienti italiani da Qonto – servizio finanziario 100% digitale – che traccia un quadro attuale del tasso di digitalizzazione tra le pmi italiane.
Le aziende analizzate appartengono al mondo della ristorazione e dell’ospitalità e il 61% delle quali sono microimprese con un massimo di quattro dipendenti.
Negli ultimi 12 mesi, il settore della ristorazione non ha conosciuto una netta accelerazione verso la digitalizzazione, cosa che invece è avvenuta in altri settori. Solo il 37% delle imprese di questo comparto ammette di aver introdotto nel proprio business nuovi strumenti digitali.
In effetti, se si osserva la percentuale di budget che le aziende del comparto hanno dichiarato di aver investito nell’adozione e implementazione di strumenti digitali nel 2020, si nota che solo il 24% di queste ha investito almeno il 10%, e solo l’8% ha superato il 30%.
La maggioranza delle aziende della ristorazione intervistate (33%) ha dichiarato di aver destinato meno del 5% del budget 2020 agli investimenti in digitalizzazione.
Eppure, sembra essere chiara ai più l’urgenza di avviare un processo di trasformazione digitale, pena la perdita di competitività e di ricavi (24%), maggiori costi di gestione e operativi (20%), e addirittura la non sostenibilità del business nel medio-lungo periodo (10%).
Interpellati sul perché l’impresa non investa di più in digitalizzazione, il 20% degli imprenditori ammette la mancanza di risorse economiche per farlo. Rimane uno “zoccolo duro” (13%) che si dichiara convinto che tali investimenti non siano necessari alla propria attività.
Un aiuto nella lettura di tutti questi dati forse può arrivare dall’analisi della tipologia di servizi che il settore ha attivato nello scorso anno. Sul primo fronte, i ristoratori che hanno attivato nuovi servizi finanziari sono il 63% del campione. Ben il 53% ha fatto ricorso a programmi per attività di marketing e pubblicità (rispetto al 34% del campione totale). Seguono l’adozione di chat e messaggistica (32%) e di piattaforme di e-commerce (32%), entrambe in linea con il totale del campione analizzato.
Sul secondo fronte, vediamo che sono le imprese tra i 5 e i 10 anni di anzianità quelle che hanno vissuto più di tutte un’accelerazione verso la digitalizzazione. Si tratta del 50% contro il 35% delle imprese che hanno spento meno di cinque candeline. Questo dato può essere spiegato considerando che, in questo settore forse più che in altri, le aziende di più recente costituzione sono digital-native.
Riguardo alla digital perception che i ristoratori intervistati hanno della loro attività, il 43% si promuove come molto digitalizzato.
Il settore della ristorazione ha dovuto trovare formule innovative per rimanere in contatto con i propri clienti, ma anche per promuoversi e farsi conoscere da nuovi prospect. Dall’indagine emerge, inoltre, l’ampio ricorso che queste aziende hanno fatto a nuovi servizi di gestione finanziaria.
Circa il 40% del campione intervistato ha dichiarato di aver aperto un conto business online. Il 35% dichiara, invece, di aver fatto più pagamenti online, il 33% che ha utilizzato maggiormente la carta rispetto al contante.
Per il 2021, quasi il 70% delle imprese intervistate prevede un maggior sviluppo digitale.
Nel 2021, ancora una volta saranno i servizi legati al marketing e alla pubblicità quelli a cui verranno destinati i budget più consistenti – scelti dal 32% del campione – seguiti dai software di contabilità (21%).