Plastic tax solo rinviata, l’Italia offre soluzioni green
di francesca corradi
È confermato il rinvio della plastic tax all’1 gennaio 2022. La tassa sarebbe dovuta entrare in vigore tra due mesi, l’1 luglio 2021. I rappresentanti delle industrie alimentari tirano, quindi, un sospiro di sollievo. “In questo momento, una tassa del genere avrebbe colpito ancora più le nostre aziende, già provate”, ha detto Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare.
Non una cosa da poco visto che nel settore agroalimentare si concentra il 76% degli imballaggi in plastica e la tassa ora avrebbe inciso sulla ripresa dei consumi post Covid-19.
La tassa, solo rinviata, nasce per disincentivare l’utilizzo dei prodotti di materiale plastico, attraverso l’assoggettamento a una nuova imposta che colpisce la “plastica monouso” (macsi) utilizzata per il contenimento, la protezione, manipolazione o consegna di merci o prodotti alimentari. Contemporaneamente si pone l’obiettivo di premiare le imprese virtuose, attive nel settore del monouso, che si adoperano per un adeguamento tecnologico dedicato alla produzione di manufatti compostabili, riconoscendo un credito d’imposta.
Certo è che il processo di trasformazione green avviato non si ferma e la sostituzione della plastica con altri materiali riciclabili e sostenibili è una strada che deve essere percorsa da tutte le aziende. Ancora troppo poche sono le imprese che hanno aperto le porte a materie prime vegetali e prodotti completamente biodegradabili.
Per essere più green, inoltre, non basta tassare e limitare l’usa e getta ma serve soprattutto riciclare.
Visto che non si butta via niente, sempre più scarti o rifiuti alimentari trovano nuovi impieghi. È il caso di Milk brick, azienda sarda che recupera gli scarti di latte dall’industria casearia e il latte scaduto dalla grande gdo per creare un bio-composito isolante termico brevettato. Il materiale ottenuto viene usato per la produzione industriale di mattoni prefabbricati per l’edilizia, che risolvono il problema della dispersione termica degli edifici. L’azienda è figlia dell’economia circolare: i prodotti, infatti, sono eco-bio compatibili e, a fine ciclo di vita, possono essere recuperati e riprodotti all’infinito.
Ottenere eccellenza dall’eccedenza si può ed è la filosofia di Daniela Ducato. Partendo dagli scarti – quelli delle sottolavorazioni agricole, boschive, alimentari, dal sughero alle bucce di pomodori – Edizero ha contribuito alla creazione di prodotti e posti di lavoro. Ci sono, ad esempio, le pitture Edilatte in cui viene impiegato il siero del latte, che dà una naturale viscosità. Igusci d’uovo dalle pasticcerie diventano, invece, la base per fare i colori, così come le vinacce.
Dall’isola si passa in Piemonte dove Beeopak produce un involucro biologico per conservare i cibi. La startup torinese ha da poco concluso la campagna di equity crowdfunding sulla piattaforma Back to Work raccogliendo 150mila euro. Dalla giovane realtà arriva una soluzione anti-spreco, capace di sostituire un metro quadrato di pellicola di plastica. Tutto proviene da cotone certificato e cera d’api, che contribuisce a mantenere i cibi freschi più a lungo grazie alle proprietà traspiranti e antibatteriche. La resina di pino, unita all’olio di nocciole igp, fa sì che la pellicola sia modellabile e adattabile a tutte le occasioni di wrapping.