Panino Giusto accelera e punta a dieci nuove aperture entro l’anno

di letizia ceriani

Ha inizio nel 1979 la storia del panino “giusto” italiano, nella vecchia Milano dei paninari, dei metallari e dei new romantic. Oggi accompagna la pausa pranzo fuori casa, lo snack (sostanzioso), l’aperitivo e la cena, adattandosi ai tempi, ai gusti, ai trend. 46 anni di storia, 33 locali, certificazioni di sostenibilità e attivismo sociale. Cambia per forza di cose il lustro, ma non la sostanza: ingredienti selezionati, salumi, vegetali e salse, racchiusi dentro a due fette di pane fragrante. Nel 2010 la proprietà di Panino Giusto passa nelle mani del romano Antonio Civita (in foto), attuale ceo, e della moglie Elena Riva, oggi presidente, milanesi d’adozione. A luglio 2024 un nuovo mutamento della compagine societaria: subentra e diventa socio al 10% l’imprenditore Giovanni Gross, investendo nell’espansione del gruppo. E i risultati si vedono fin da subito: a inizio 2025 viene inaugurato il trentaduesimo locale in Porta Nuova a Milano, a gestione diretta, e subito dopo un punto vendita smart – per diversificare l’offerta – all’interno della Stazione Centrale. Anche qui, same old story: il panino all’italiana servito “al cubo” in un ambiente casual ma distinto, e i paninari non sono più quelli di una volta, ma ci sono, solo con griffe diverse. 

A raccontare la storia del panino più famoso d’Italia, fatta di impegno e di capitale umano, le certificazioni di sostenibilità – dal 2019 il gruppo è società benefit e dal 2020 B Corp –, l’approccio instancabilmente dinamico, e il ceo Antonio Civita, che MAG ha incontrato in occasione della prima apertura milanese dell’anno 2025. «Ci piace pensare di essere un ristorante originale, con una proposta chiara e vincente», spiega l’imprenditore, e questa è la forza del progetto ambizioso previsto per i prossimi anni. Eh sì, perché il piano prevede di raggiungere quota più dieci locali entro l’anno e un aumento di fatturato – attestato nel 2024 a 32 milioni di euro, segnando +24% rispetto all’anno precedente – del 30%. 

Anche se non di soli panini vive il milanese, il percorso del brand è forte perché mosso da una visione, sostenibile a 360 gradi e molto precisa: «Vorremmo più o meno raddoppiare la dimensione attuale dell’azienda aprendo tra i 10, massimo 15 locali l’anno e fra un paio d’anni raddoppiare per il 50% all’estero», racconta Civita, riprendendo il terreno straniero “perso” durante il periodo per la pandemia. La missione pare ben delineata.

In questo articolo di MAG, l’intervista ad Antonio Civita, ceo di Panino Giusto.

Il 2025 è iniziato con due nuove aperture tra gennaio e marzo, la prima in Porta Nuova e la seconda in Stazione Centrale. Una partenza promettente.

Siamo molto contenti. A febbraio abbiamo aperto un nuovo locale in Porta Nuova e il 9 marzo il secondo store in Stazione Centrale, al piano dei binari. Quest’ultimo è ispirato a un concept smart, agile e compatto, ma che mantiene la qualità che contraddistingue Panino Giusto.

Ovvero?

Un’esperienza fast che risponde alle esigenze dei viaggiatori, senza rinunciare a ingredienti selezionati e a un servizio take away efficiente e veloce. È un modello più snello e replicabile, da sviluppare in parallelo ai nostri flagship store che invece offriranno l’offerta completa, siamo pronti ad aggredire le location più strategiche, conquistando i punti nevralgici di città e i grandi flussi con la consueta proposta distintiva di Panino Giusto.

La spinta è data anche da un cambiamento della compagine societaria… Prima di luglio 2024, i proprietari del gruppo eravate solo lei e sua moglie (Elena Riva, ndr), corretto?


A partire da luglio, Giovanni Gross ha acquisito il 10% dell’azienda, mentre mia moglie ed io manteniamo il 90%. Con lui siamo allineati sul progetto di espansione, strettamente connesso al concetto di sostenibilità. Oggi nella frenesia attuale in cui tutti devono realizzare tutto, ci si perde dei pezzi, ma ci vuole tempo per fare bene le cose, è inutile anticipare cose che sono poi innaturali. Per noi lo sviluppo sostenibile implica il mantenimento dei nostri valori, la nostra artigianalità, il nostro posizionamento, la formazione. Questo è quello che prevede il futuro.

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Letizia Ceriani

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