Macfrut: Romagnoli F.lli espone la pataticoltura sostenibile

A Macfrut, Romagnoli F.lli ha esposto nuovi progetti di ricerca, sperimentazione e innovazione sostenibile per la filiera pataticola.

In particolare, la società ha promosso un incontro al quale hanno partecipato Gabriele Chilosi, professore dell’Università degli Studi della Tuscia, Silvia Rita Stazi e Luisa Pasti, dall’Università degli Studi di Ferrara, Guglielmo Donadello di Legambiente, l’imprenditore agricolo Matteo Todeschini, e Giulio Romagnoli, amministratore delegato Romagnoli F.lli Spa.

«Il settore primario è chiamato a svolgere un ruolo attivo nel cambiamento per sviluppare e diffondere modelli di produzione e filiere sostenibili, e la pataticoltura non fa eccezione», ha commentato Romagnoli. «Occorre tutelare le risorse naturali e la biodiversità, assicurando la sostenibilità economica di tutti i soggetti coinvolti nella filiera. Tra le nostre iniziative, l’innovazione varietale, lo sviluppo di tecniche colturali e d’irrigazione più efficienti, e la loro diffusione lungo l’intera filiera pataticola a partire dal campo».

A livello mondiale, una persona su cinque ha smesso di acquistare determinati prodotti e servizi a causa del loro impatto negativo sull’ambiente o sulla società. In Italia, i consumatori cosiddetti “eco active”, cioè implicati nelle lotte ambientali, sono il 23% del totale. Si prevede che, a livello mondiale, entro il 2025 questo segmento di consumatori raggiungerà il 40%.

Da questa visione sono nati diversi progetti di pataticoltura sostenibile che, dopo una fase sperimentale, sono stati efficacemente trasferiti in tutti gli areali della Penisola.

Tra questi, i progetti Patata di Campo-Amica dell’ambiente e Patate Residuo Zero. Il primo, risultato della collaborazione tra Romagnoli F.lli e Legambiente per l’Agricoltura Italiana di Qualità, ha consentito di ottenere una filiera di patate di alta qualità coltivate con sistemi irrigui a bassa pressione e ad alta efficienza, capaci di ridurre del -30% i consumi idrici, moderando i consumi energetici e limitando l’impiego di sostanze chimiche di sintesi. Il secondo, condotto con la guida scientifica del Dipartimento per l’Innovazione nei sistemi Biologici, Agroalimentari e Forestali (Dibaf) dell’Università della Tuscia, partendo da una nuova generazione di varietà di patate resistente alla peronospora (malattia fungina), ha permesso di ottenere un prodotto finale privo di residui di fitofarmaci e coltivato con pratiche agricole codificate e ripetibili in tutti gli areali italiani.

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