Larossa, quattro anni, una stella e nuovi progetti

di francesca corradi

Concreto e intraprendente. Andrea Larossa, in una lunga chiacchierata e con la voce piena di entusiasmo, ci ha raccontato la sua avventura. La sua “incoscienza”, così ama definirla, lo ha portato a conquistare due Forchette sulla guida del Gambero Rosso, 1 Cappello sulla guida l’Espresso, 1 “Faccino Radioso” su Il Golosario e, da novembre 2017, 1 Stella Michelin.

Una cosa è certa, Andrea non è uno che si monta la testa e dopo la giornata a Parma sotto i riflettori (per il premio della guida rossa) è tornato a rimboccarsi le maniche. Non ci si possono permettere distrazioni, la concorrenza è tanta – un tristellato a pochi metri e quindici ristoranti d’eccellenza nella sola provincia di Cuneo.

 

Cosa l’ha spinta a metterti in proprio?
La mia esperienza imprenditoriale è iniziata quattro anni fa. Ho volutamente scelto Alba e non Verbania, perché la ritengo una città straordinaria sia per la sua storia gastronomica sia per il territorio, quello langarolo, unico al mondo per biodiversità.

Cosa è scattato?
Sentivo che dopo anni di esperienze nelle cucine di altri era arrivato il momento di costruirne una tutta mia e il destino mi ha dato ragione. Navigando sull’app Immobiliare.it, quando ancora lavoravo a Guarene a La Madernassa, mi sono imbattuto, per caso, in un annuncio di un locale nel centro albese, sfitto da più di un anno. È stato il primo e l’unico che ho visitato.

Un colpo di fulmine…
Esatto, mi son detto subito: “è quello giusto”. È una specie di cantina nel centro di Alba che per ora ho in affitto. I clienti, per il 70% stranieri, certo non vengono da me per la vista, che non ho, ma per la mia cucina.

Perché il nome Larossa?
Molti ci chiamano artisti ma io mi definisco artigiano, alla fine quella del cuoco non è un’opera d’arte unica ma una replica. Per questo motivo ho deciso di dare al ristorante il mio nome come facevano un tempo gli artigiani.

Facciamo un po’ di conti. Come stanno andando gli affari?
Non nascondo che…

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