Gennaro Esposito: lo chef che dialoga con le imprese
Il cuoco campano, consulente di molte realtà italiane del food, è sbarcato da poco a Milano con il progetto IT. «La chiave del successo per le aziende del made in Italy è qualità e coerenza». di francesca corradi
Classe 1970, Gennaro Esposito è cresciuto con il naso nei fornelli fin da bambino. Dopo il diploma nel 1988, insieme all’amico e compagno di scuola Antonino Cannavacciuolo, inizia la sua gavetta nelle cucine: da Gianfranco Vissani ad Alain Ducasse. Disciplina, creatività e valorizzazione del territorio potrebbero essere i tre capisaldi dello chef che, nel 1992, a soli 21 anni, diventa imprenditore e apre il suo ristorante a Vico Equense. Torre del Saracino diventa ben presto un fiore all’occhiello della ristorazione campana, numerosi i riconoscimenti, a cominciare dalle due stelle Michelin: la prima nel 2001 e la seconda nel 2008.
Non solo ristorazione per Esposito, il professionista crede nella forza del made in Italy e in questi anni ha lavorato a fianco di imprese del food – De Cecco, Mulino Caputo, Ferrarelle, Ferrarini – non in qualità di testimonial, come fanno molti suoi colleghi, ma con progetti concreti per migliorare i prodotti e la loro qualità.
Lo chef Esposito recentemente è anche sbarcato nel capoluogo lombardo con, al 32 di via Fiori Chiari, in qualità di consulente, per la parte gastronomica, ricreando una cucina mediterranea e genuina in chiave gourmet.
Esposito ha raccontato a MAG la sua visione imprenditoriale e i suoi nuovi progetti, a cominciare dall’apertura di IT a Londra, prevista entro fine anno.
Si è avvicinato molto presto al mondo della ristorazione…
A 21 anni, nel 1991, insieme a un socio ho investito in un mio ristorante, Torre del Saracino.
La mia intraprendenza è stata dettata dalla curiosità. Ho girato un po’ l’Italia e il mondo e una delle esperienze lavorative più formative l’ho fatta a Capri, una destinazione nella destinazione: un posto internazionale dove il tema è avere il mondo a tavola.
Lei è uno chef imprenditore…
Lo sono diventato per caso, per necessità. Personalmente sono sempre stato concentrato sulla cucina e nel tempo ho imparato a circondarmi di persone in gamba che badassero ai conti e a tutto il resto.
E come vanno gli affari?
Sono fiero di dire che la mia è un’azienda sana e produttiva.
Qual è la chiave del successo?
La qualità delle materie prime e la coerenza. Nel mio mestiere dimenticare le proprie origini è un “peccato mortale”, un gesto di superbia che preclude anche la possibilità di scoperte future. È bene ricordarsene ogni giorno.
Valori importanti anche per le imprese, che rapporto ha con loro?
Gli chef hanno bisogno di motivazione e stimoli: lavorare a stretto contatto con l’industria alimentare può essere un buon carburante.
Collaboro da anni con brand del made in Italy internazionali da De Cecco a Mulino Caputo, da Ferrarelle a Ferrarini. Recentemente con Kimbo ho studiato una miscela di caffè esclusiva caratterizzata da cinque varietà di arabica che presenteremo a settembre.
Consulente o testimonial?
Non mi interessa la figura del testimonial, non voglio fare leva o appeal ma lavorare su progetti concreti, per migliorare qualità e prodotti attraverso i processi produttivi, che devono essere rispettosi della tradizione. I veri consumi non li fanno gli stellati ma le pizzerie ecco perché il nostro obiettivo è alzare il livello di tutta la ristorazione partendo dalla materia prima. Banalmente anche Autogrill sta investendo sulla storia, esperienza e qualità.
Come sceglie le sue collaborazioni?
Non so se sia un caso o meno ma tutte le aziende a cui faccio consulenza sono costituite da famiglie, persone lungimiranti che da generazioni portano avanti grandi obiettivi che ruotano attorno alla qualità. Trovare persone che la pensano come me non è scontato.
Ha un forte legame anche con il territorio…
L’attenzione per la materia prima si traduce anche in un rapporto diretto con i fornitori, per me un perno fondamentale della mia cucina.
E proprio a loro e agli artigiani in generale, che la manifestazione Festa a Vico.
Ogni anno, grazie a una nutrita presenza di colleghi chef, racconto il dietro le quinte dello spettacolo che ogni sera va in scena nelle sale dei ristoranti.
Dopo Alajmo, Heinz Beck, Perbellini e Romito anche lei è arrivato nel capoluogo lombardo…
Milano è un luogo accogliente, una combinazione piacevole e un’evoluzione qualitativa. È una città dove si sta bene e c’è alta considerazione. Milano è un posto dove accadono le cose.
Mi parli del progetto in corso con IT
La mia collaborazione con il brand nasce dall’amicizia con Alessio Matrone, già proprietario di IT Ibiza, affacciato sulla Marina di Botafoch, che insieme a Ferruccio De Lorenzo da quasi tre mesi ha inaugurato il secondo locale del suo format di ristorazione, nel cuore di Brera….
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