Giornata della Terra – Crpv, meno plastica per la frutta
Il Centro ricerche produzioni vegetali di Cesena (FC) lancia un progetto per la riduzione dell’uso della plastica e l’individuazione di nuovi materiali amici dell’ambiente.
Obiettivo: meno plastica per aiutare il pianeta. Il 22 aprile, Giornata della Terra 2021, Crpv – Centro Ricerche Produzioni Vegetali, in collaborazione con UniMoRe – Università degli Studi di Modena e Reggio, e Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, Organizzazioni di Produttori e aziende agricole, lancia il progetto STEP con l’obiettivo di ridurre l’utilizzo della plastica in frutticoltura, dal campo allo scaffale della grande distribuzione, identificare materiali alternativi enviromental-friendly, biodegradabili e compostabili da utilizzare lungo tutta la filiera e ideare modelli virtuosi per valorizzare questi prodotti alla fine del ciclo di vita, trasformando i rifiuti in opportunità.
“Oggi la plastica convenzionale è ampiamente utilizzata lungo tutta la filiera ortofrutticola – spiega Alvaro Crociani, direttore di Crpv -, dalle pacciamature alle reti anti-grandine e anti-insetto, ai sistemi di irrigazione, a cui si aggiunge tutto il capitolo degli imballi utilizzati per il pack della frutta fresca e di IV gamma. Per decenni è stata considerata la soluzione migliore: affidabile, economica, capace di garantire la salubrità del cibo. Oggi, tuttavia, grazie ai progressi della scienza e della ricerca, abbiamo a disposizione diverse alternative possibili che potrebbero sostituire, in molti casi, la plastica convenzionale e generare percorsi virtuosi di riciclo e recupero. Con il progetto STEP – Strategie per la riduzione e razionalizzazione dell’uso delle plastiche nella filiera frutticola, non intendiamo demonizzare la plastica ma capire come utilizzarla al meglio, valorizzandola alla fine del suo ciclo di utilizzo, e individuare quali materiali maggiormente eco-compatibili potrebbero diventare la scelta ideale per il futuro della frutticoltura”.
Un percorso che parte necessariamente dall’analisi del quadro attuale: “Le alternative alla plastica convenzionale utilizzata in campo, in molti casi, esistono già, come il Mater-Bi per la pacciamatura – spiega il responsabile del progetto STEP per il CRPV, Daniele Missere – ma vengono utilizzate pochissimo: partiremo quindi dall’esistente, cercando di capire quali siano le barriere che impediscono la diffusione di questi materiali. Parallelamente lavoreremo anche sul fronte degli imballaggi per il confezionamento della frutta che, nell’ultimo anno, hanno avuto un ulteriore boom a causa del Covid. L’obiettivo è quello di riuscire a razionalizzare l’uso delle plastiche convenzionali tramite la riduzione della complessità dei pack e degli spessori, individuando nuovi materiali meno impattanti sull’ambiente, realizzati da fonti rinnovabili, biodegradabili e compostabili. La sfida è grande: la frutta è un prodotto vivo e non semplice da gestire garantendo salubrità, resistenza agli urti e trasparenza”.
Il percorso di STEP culminerà con la stesura di uno studio di fattibilità per la gestione del “fine vita” delle materie plastiche usate lungo la filiera.
“Al termine del progetto – prosegue Missere – realizzeremo un documento che raccoglierà linee guida concrete che permetteranno a enti pubblici e multiutility di dare vita a servizi specifici di raccolta dei materiali plastici, convenzionali o alternativi, utilizzati lungo la filiera, trasformando lo scarto in nuove opportunità e valorizzando ciò che, fino a oggi, è soltanto un rifiuto ingombrante e, spesso, potenzialmente inquinante”.
“Il mondo del packaging alimentare deve molto ai materiali plastici, in termini di presentazione, ma soprattutto di conservazione – spiega la prof.ssa Patrizia Fava, docente di Tecnologie Alimentari e Food Packaging dell’Università di Modena e Reggio Emilia – ma è tempo di cercare risposte nuove nel segno della sostenibilità. Con STEP vogliamo individuare quei materiali biodegradabili e compostabili che possono vantaggiosamente sostituire i vecchi polimeri di sintesi privilegiando, dove possibile, anche l’utilizzo di prodotti derivati da materie prime rinnovabili e riciclabili come carta e polpa di cellulosa. Con il mio team, studieremo le proprietà di questi nuovi materiali e la loro prestazioni nel preservare la qualità dei frutti, per arrivare a definire quali possano dimostrarsi vincenti. E laddove la plastica convenzionale risulterà ancora imbattibile, punteremo a definire nuove modalità di utilizzo per ridurne consistentemente i volumi. Credo che il settore ortofrutticolo sia finalmente pronto per un salto di qualità e l’Emilia-Romagna, regione vocata all’innovazione, può essere ancora una volta capofila del cambiamento”.
Un cambiamento che investe tutto il ciclo del prodotto, dal suo utilizzo al suo recupero a “fine vita”.