Covid-19, il turismo del vino è ko

  “Un business di 1.300 miliardi bloccato dalla paura”, afferma Donatella Cinelli Colombini (nella foto) riguardo al turismo.

Il turismo è la vittima economica numero uno dell’epidemia covid, che manda in fumo 1,4 miliardi di viaggiatori l’anno. Le cantine turistiche italiane perdono, inoltre, giro d’affari e posti di lavoro e difficilmente riusciranno a ripartire dopo la fase 1.

 

“In questo disastroso 2020 – Donatella Cinelli Colombini (clicca qui) promotrice del turismo del vino in Italia e docente – ogni Paese cercherà di tenere i cittadini nei propri confini nazionali. Per questo le destinazioni turistiche dove i viaggiatori sono prevalentemente italiani saranno meno colpite rispetto a regioni. In Toscana (clicca qui), dove gli arrivi dall’estero hanno percentuali molto alte, si sta delineando un autentico tracollo.

 

“Non dimentichiamo che il turismo estero vale oltre 40 miliardi per l’Italia – sottolinea Cinelli Colombini -.

Più grave la situazione in campagna dove il turismo si è sviluppato negli ultimi anni sotto forma di agriturismo e turismo enogastronomico. In queste zone, infatti, i ristoranti hanno pochissima clientela locale e, rispetto alle città, non possono usare il delivery. Non escluderei che molti decidessero di rimanere chiusi per tutto il 2020″.

 

“Per le destinazioni del turismo enogastronomico, cresciute a doppia cifra, il futuro prossimo appare molto preoccupante. Il Chianti classico, le Langhe, la Valpolicella hanno costruito un autentico sistema economico sull’attrattiva vino con alberghi e agriturismi, ristoranti, enoteche…”.

 

“Per restringere alle sole cantine l’esame dei problemi turistici creati dal coronavirus, è ipotizzabile che le 25mila aziende enologiche italiane aperte al pubblico occupino intorno a 30mila dipendenti stagionali. Si tratta, infatti, di addetti all’enoturismo, oltre al personale a tempo indeterminato e ai membri delle famiglie produttrici”, calcola Cinelli Colombini.

 

Inoltre, il contraccolpo economico della mancanza di vendita diretta nelle cantine è sconfortante. Si tratta di 2-2,5 miliardi di euro: una fonte di guadagno con marginalità nettamente più alta rispetto ai normali canali commerciali.

Secondo i dati della Banca d’Italia, del 2019, i turisti esteri in Italia spendevano, inoltre, 12 miliardi all’anno in cibo e vino. Un autentico motore per la ristorazione e i negozi di tutte le città turistiche.

“Un motore che oggi è spento e farà rallentare anche chi riforniva questi luoghi di consumo e vendita cioè le cantine e i produttori di specialità alimentari di eccellenza.  Non scordiamoci – conclude Cinelli Colombini – che fino allo scorso anno metà dei 58 milioni di turisti stranieri in Italia aveva comprato almeno una bottiglia di vino.

Leave a Reply

SHARE