Consorzio Barbera d’Asti: approvato il disciplinare e l’affinamento della Riserva

L’assemblea dei soci del Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato ha approvato alcune proposte di intervento per rafforzare il percorso di crescita e sviluppo dei prossimi anni. Inoltre, dal 1 novembre partirà l’affinamento della Barbera d’Asti Riserva.

Dopo 14 anni dall’ottenimento della Docg, queste novità rappresentano una svolta nella storia del Consorzio. Come sottolineato dal presidente Filippo Mobrici (nella foto), centrale l’introduzione della Barbera d’Asti Riserva, il cui affinamento durerà 2 anni minimo.

Seguendo il faro della crescita qualitativa dei vini e del territorio, si arriva alle modifiche degli artt. 4 e 6. Sono stati infatti aumentati i parametri qualitativi: il titolo alcolometrico minimo naturale delle uve sale a 13% e 13.50% per la Barbera d’Asti Superiore ed è stata inserita la clausola di salvaguardia per le annate climaticamente sfavorevoli: permetterà al Consorzio di chiedere alla Regione di stabilire un titolo di mezzo grado inferiore. L’art. 6 incide invece sul consumo: il titolo alcolometrico totale minimo va a 13% e 13,50% per la Barbera d’Asti Superiore e l’estratto non riduttore a 25 g/l e 26 per la Superiore, che arriva a 27 per le sottozone Colli Astiani-Astiano e Tinella. L’art. 7 va a incidere invece sulla geografia della Barbera d’Asti. Verrà inserita un’unità geografica aggiuntiva più piccola della zona di produzione se compresa nella stessa – il singolo comune di raccolta delle uve, per esempio – a patto che il prodotto sia vinificato separatamente. Parallelamente verrà inserita l’unità geografica aggiuntiva più ampia, o per meglio dire regionale – Piemonte – al fine di collocare ancora meglio territorialmente la produzione vinicola. Il disciplinare è stato aggiornato anche per le sottozone Tinella e Colli Astiani e la zona di produzione è stata ampliata con l’inserimento di Calliano Monferrato e Casorzo Monferrato.

«L’obiettivo del pacchetto di proposte approvato dall’assemblea, è prima di tutto quello di ampliare e diversificare l’offerta ai mercati nazionale e internazionale con prodotti di qualità sempre più alta e identificativi della Docg – ha dichiarato Mobrici – Il fatto stesso che la tipologia Riserva potrà essere rivendicabile dopo un invecchiamento minimo di 24 mesi di cui almeno 12 in legno, dà l’idea dei parametri esigenti richiesti per fregiarsi di questa denominazione. Un percorso che parte necessariamente dal vigneto per arrivare in cantina e che testimonia la costante ricerca di qualità. è la mission fondamentale delle oltre 400 aziende aderenti al nostro Consorzio che tutela 13 Doc e Docg e che con i suoi 12mila ettari (e 65 milioni di bottiglie) rappresenta un terzo della superficie viticola a denominazione d’origine del Piemonte».

Tra i prossimi passi, ci sarà il passaggio in tavolo tecnico regionale, solo dopo la proposta verrà inviata al Ministero per la valutazione giuridica e la discussione in Comitato vitivinicolo nazionale vini DOP, per poi essere pubblicata in Gazzetta Ufficiale. Tutte le modifiche non entreranno in vigore prima della vendemmia 2023 al fine di informare i viticoltori sul percorso di elevazione qualitativa intrapreso dal Consorzio.

FabioAdmin

SHARE