Cleto Chiarli, un Lambrusco per l’estate

di uomo senza loden

Pochissime persone sanno della mia doppia vita: avvocato, di giorno (e spesso, ahimè, di notte), articolista sul vino (indifferentemente di giorno e di notte: ma di ciò non mi lamento).

Sono rimasto sorpreso quando, in tutt’altro contesto, mi è stata posta la domanda su come si diventi esperto di vini. Sorpreso e disorientato. Innanzi tutto poiché non è scontato che, oggi, una tale qualifica sia un complimento. Tutti fenomeni, tutti depositari di segreti, tutti a conoscenza di piccoli produttori ignoti ai più (come di isole greche o di osterie fuori porta), tutti dotati di nasi da far invidia ad un cane da tartufi. Esperto io? Conosco alcuni esperti, di quelli veri e resto ogni volta sorpreso e ammirato dalle loro capacità: percepiscono sensazioni nuove, battono sentieri inesplorati, utilizzano aggettivi inaspettati così creando realtà prima di allora inesistenti, sono curiosi e privi di preconcetti, hanno fantasia. Mi meraviglio di come siano in grado di individuare, a colpo sicuro, non solo il vitigno (qualche volta capita anche a me), ma addirittura la sua declinazione specifica.

Ma se non sono – è appurato – esperto, cosa sono?

Alla ricerca della mia identità con riguardo al vino, ho pensato, non so perché, al whistleblowing: un istituto che, attraverso l’impiego di un vocabolo inglese, vorrebbe conferire dignità alla delazione, mentre, mi pare, celi la resa di un sistema non più in grado di tutelare chi, per avventura, si trovi a conoscere di una situazione – diciamo così – impropria spostando l’attenzione sulla protezione dell’anonimato, con disinteresse verso possibili effetti collaterali o utilizzi strumentali. Ecco: se pensassi a me stesso come un esperto di vini, mi sentirei come un whistleblower protetto dall’anonimato. E’ giunta in mio soccorso una felice consapevolezza: scrivo di vini che mi hanno trasmesso sensazioni e mai di quelli che nulla mi hanno detto. Quindi, non sono un delatore: un buon inizio.

Ma se non sono – né posso – essere qualificato come un vero un esperto, cosa sono? Questa domanda mi ha tormentato – nei limiti in cui un avvocato d’affari possa essere tormentato…. – per alcuni istanti. Ma poi un’illuminazione, una presa di spuma: sono un dilettante con un minimo di conoscenza sul campo che si diverte e che fa da apripista ad altri dilettanti. E sono anche un ricercatore del piacere: proprio, innanzi tutto, altrui, per riflesso. E di allegria. Avete presente, al tavolo accanto al vostro, quell’uomo dall’aria contrita con il bicchiere in mano che rivolge lo severo verso il nulla prima di pronunziare assolute verità? Ecco: quello è un esperto. Io sono un dilettante apripista del vino che a tavola con gli amici o su queste pagine (si possono definire pagine quelle delle riviste on- line?) ama trasmettere le proprie sensazioni e condividere le proprie conoscenze. Il tutto in allegria.

Quest’estate, mescolanza di temporali improvvisi e violenti con repentini raggi di sole, dai cieli contrastati dalle nuvole con forme inattese, invita a scampagnate e grigliate che possono trasformarsi in fughe rocambolesche alla ricerca del riparo di un tendone, di una terrazza scoperta o di una tavernetta luminosa. Non trovate che questo porti con sé un’allegria frizzante, imprevedibile, gioiosa?

Cleto Chiarli Lambrusco di Sorbara, Lambrusco del Fondatore 2016, fermentazione naturale in bottiglia dosaggio zero, mette allegria e trasmette gioia. Spumeggiante nel bicchiere, colore rubino chiaro e elegante quasi in guisa di velluto a contrasto con una spuma compatta tendente al rosa antico con forse una screziatura di viola del pensiero. Al naso, allegria: frutti rossi piccoli, lievi e singolarmente agrumati, sentori di spezie che assomigliano a brevi temporali estivi, forse un’idea di ciliegia non ancora matura. E ancora viola, iris, un pizzico (omeopatico) di noce moscata, zucchero di canna, foglia di fico portata dal vento. Al palato la sensazione tattile prevale per il susseguirsi di presenti bollicine consistenti, allegre e quasi invadenti, vivaci, con una nota che altrove sarebbe scorbutica, ma che in questo lambrusco diventa sintesi del carattere emiliano. Tannini lievissimi e acidità contenuta. Fondatore è un vino adatto a bolliti, formaggi non stagionati, grigliate, lasagne, zuppe e minestre, affettati, zampone, tagliatelle. Immagino anche preparazioni con una presenza importante di basilico. Scatenate allora la vostra fantasia, lasciatela correre selvaggia sulle pianure modenesi, avendo sempre cura della temperatura di servizio (tra i 12° e i 14° C).

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