Birra italiana: prospettive e scenari

A Pedavena, durante la Festa dell’Orzo 2018, si è tenuto il primo “Simposio della birra italiana di qualità” in cui si è fatto il punto sul settore birrario, dove convivono artigiani e industrie.

 

Il mercato della birra oggi è talmente competitivo che non è più sufficiente fare una buona birra, bisogna anche parlare di prodotto e di brand. Negli ultimi vent’anni la birra in Italia ha conosciuto una vera e propria rivoluzione, sia dal punto di vista dell’offerta, con l’ingresso sulla scena di diverse centinaia di nuovi piccoli birrifici, sia in fatto di abitudini di consumo. Di questo, sabato 7 luglio, si è parlato alla tavola rotonda, promossa da Fabbrica di Pedavena a cui hanno partecipato: Matteo Zanibon – Gfk Italia, Massimo Barboni – direttore commerciale Birra Castello, Agostino Arioli – fondatore e birraio del Birrificio Italiano, Eugenio Signoroni – coordinatore della Guida Birre d’Italia di Slow Food e Anna Managò – esperta di marketing e titolare dell’agenzia ByVolume.  Assieme a loro i mastri birrai di Fabbrica di Pedavena – Vittorio Gorza e Giovanni Maccagnan –  e l’attuale capo della produzione Dario Martinuzzo.

 

Maurizio Maestrelli, giornalista di settore, ha moderato l’“edizione zero” del simposio che è iniziata con l’intervento di Gorza e Maccagnan ripercorrendo le tappe del birrificio trevigliese che, in passato, è stato anche la sede di svolgimento delle lezioni pratiche del triennio del Corso Professionale per Birrai Maltatori della scuola Rizzarda di Feltre.

 

Matteo Zanibon di GfK Italia, analizzando i risultati di ricerche di mercato, ha tracciato un percorso evolutivo dello scenario alimentare degli ultimi anni: “Il cibo è sempre meno vissuto come “prodotto” ma sempre più come “esperienza”: mangiare non è sempre solo nutrirsi ma è anche e soprattutto relazionarsi, trovare significato ed emozione. Il cibo, e quindi anche la birra nello specifico, non solo devono essere buoni da mangiare ma anche “buoni da pensare”. La competizione tra brand oggi – ha sottolineato Matteo Zanibon – si gioca sulla capacità di raccontare e trasmettere un’esperienza e un sistema di valori. Una forte tendenza è quella della naturalità, un trend altrettanto decisamente in crescita è quello del biologico, che nel 2008 segnava un 21% e nel 2017 un 43%. Oggi la piccola realtà locale piace, piacciono i piccoli produttori, e sono sempre più importanti i concetti “sociale” e “condivisibile”, “autentico” e “genuino”, “etico” ed “equo”. La birra è sociale e condivisibile, gratificante e gustosa, autentica e genuina, curiosa e stimolante, vicina e locale, naturale e semplice. Elementi che possono far pensare che il dna della birra sia perfettamente in linea con l’evoluzione degli stili socioalimentari degli italiani”.

 

Anna Managò ha spiegato come il fenomeno italiano abbia le stesse dinamiche dei mercati birrari di Usa e Regno Unito, seppure con tempi diversi. “Quello che sta succedendo molto all’estero ma sta iniziando a verificarsi anche in Italia – ha sottolineato Managò –  è che c’è una “terra di mezzo” in cui competono artigiani e industrie. L’Italia può avere dei margini di crescita all’estero è però necessario che i birrifici inizino ad avere più audacia nella comunicazione. Si parla tanta di birra ma bisogna anche puntare sul marchio, sul brand. Fare marketing significa valorizzare il prodotto, raccontandone la storia e la personalità e non solo la ricetta”.

 

Secondo Massimo Barboni, Direttore Commerciale di Birra Castello, gli italiani stanno riscoprendo la complessità della birra che, nel 2017, ha raggiunto il suo punto più alto in termini di consumi in Italia. “Da qualche anno l’attenzione si è spostata da quello che c’è fuori dalla bottiglia a quello che c’è dentro. Si parla sempre più di prodotto, di ingredienti, di metodi di produzione, di abbinamenti con il cibo, di modalità di servizio. Complici e artefici di questa evoluzione sono state – ha sottolineato Barboni – le birre artigianali che negli ultimi vent’anni hanno contribuito a rivoluzionare e aumentare l’interesse per l’intero settore”.

 

A poche settimane dall’uscita dell’ultima edizione della “Guida Birre d’Italia di Slow Food Eeditore” Eugenio Signoroni ha voluto sottolineare come, nonostante la qualità in generale sia migliorata, “l’offerta della birra nei ristoranti non è sempre adeguata alle esigenze dei clienti che richiedono varietà e qualità e non solo la solita lager messa nel frigo e nel menù delle bibite”.

 

Birrificio italiano è uno dei pionieri del movimento artigianale e il suo fondatore, Agostino Arioli, ha così commentato l’evoluzione del settore: “Ho chiamato così il mio birrificio inserendo la parola italiano perché non mi aspettavo che ne sarebbero seguiti tanti altri”. Secondo Arioli le grandi aziende birrarie stanno andando sempre più verso le specialità, lanciando prodotti speciali e utilizzando anche un linguaggio che prima era utilizzato esclusivamente dagli artigiani. Parallelamente c’è il mercato artigianale che cresce e per farlo ha prodotti sempre meno caratterizzati, buoni da bere tutti i giorni.

 

A chiusura del Simposio Maurizio Maestrelli ha dichiarato: “Si torna da Pedavena con la convinzione che mettere attorno allo stesso “tavolo” persone e ruoli diversi nel mondo della birra sia un’opportunità di crescita e di confronto necessari per capire un mercato dinamico e complesso, ricco di opportunità ma non privo di difficoltà, come quello attuale”.

 

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