Agricoltura 4.0, in Italia vale 450 milioni di euro
L’agroalimentare è sempre più digitale, boom della blockchain per la tracciabilità, +111%.
Il mercato mondiale dell’Agricoltura 4.0 continua a crescere raggiungendo un valore di 7,8 miliardi di dollari, +11% rispetto al 2018. In Italia, che ne rappresenta il 5%, l’incremento è ancora più evidente, +22%, con un fatturato di circa 450 milioni di euro.
Si parla di tecnologie che migliorano la qualità e la sostenibilità delle coltivazioni, soluzioni per la competitività e tracciabilità dei prodotti.
Cresce anche il numero di nuovi attori che propongono soluzioni digitali al settore agricolo anche nel mondo.
Sono 737 le startup agrifood a livello internazionale, per un totale di 13,5 miliardi di dollari di finanziamenti raccolti. Sono attive soprattutto negli ambiti eCommerce (70%) e Agricoltura 4.0 (20%).
Le startup italiane attirano solo lo 0,3% dei finanziamenti complessivi.
In questo momento delicato, caratterizzato dall’emergenza sanitaria Covid-19, il digitale può aiutare il settore agroalimentare a garantire sicurezza – rispetto al cibo prodotto, ma anche alle persone impiegate – ed efficienza a tutti gli attori della filiera.
La maggior parte della spesa è concentrata in sistemi di monitoraggio e controllo (il 39% della spesa), software gestionali (20%) e macchinari connessi (14%). Seguono i sistemi di monitoraggio da remoto dei terreni, di mappatura e di supporto alle decisioni.
Sono 415 le soluzioni di Agricoltura 4.0 offerte in Italia da più di 160 aziende strutturate e startup, oltre cento in più rispetto al 2018. Oltre metà di queste è applicabile in diversi settori agricoli, mentre fra le soluzioni indirizzate a settori specifici prevalgono quelle rivolte al comparto ortofrutticolo, cerealicolo, vitivinicolo. Ancora poco presente lo smart farming, su cui si concentra solo il 13% delle soluzioni. L’attività agricola più interessata dalle proposte di Agricoltura 4.0 è la coltivazione, seguita da semina, raccolta e pianificazione.
Questi, in sintesi, sono alcuni dei risultati della ricerca dell’Osservatorio Smart Agrifood* della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISE (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università degli Studi di Brescia.
Si assiste, ad esempio, al boom della blockchain, la cui presenza è più che raddoppiata in un anno e che caratterizza il 43% delle soluzioni disponibili.
Crescono anche QR Code (41%), mobile app (36%), data analytics (34%), e l’Internet of Things (30%).
Sono 82 i progetti internazionali avviati dal 2016 al 2019 (11% sono quelli italiani), quasi il doppio di quelli mappati nel 2018. Nel 2019 l’agrifood è stato uno dei settori più attivi per numero di progetti concreti, al terzo posto dopo la finanza e la PA. I progetti di blockchain nell’agroalimentare hanno coinvolto soprattutto gli operatori attivi nelle fasi iniziali della filiera, come la produzione primaria. I principali promotori di queste iniziative sono le imprese che operano nella distribuzione e trasformazione, seguite dai fornitori di tecnologia.
La blockchain viene impiegata dalle imprese agroalimentari prevalentemente per incontrare nuove opportunità commerciali e di marketing e rendere più efficienti i processi di supply chain.
“Per un definitivo salto di qualità è necessario puntare su “soluzioni di filiera” capaci di integrare due o più stadi dal campo allo scaffale – afferma Filippo Renga (nella foto, a sinistra), Direttore dell’Osservatorio Smart Agrifood -. La situazione attuale indotta dall’emergenza sanitaria, inoltre, sta spingendo con forza la digitalizzazione”.
“Emerge un evidente divario tra l’abbondanza delle soluzioni offerte a supporto delle attività prettamente agricole (semina, coltivazione e raccolta), rispetto a quelle che guardano alla pianificazione delle attività, alla gestione della logistica e agli altri processi aziendali di supporto”, afferma Andrea Bacchetti (nella foto a destra), Direttore dell’Osservatorio Smart Agrifood.