Ambrosetti: il settore dell’acqua in Italia vale 310 miliardi

L’Italia è prima per consumo di minerale in bottiglia ma agli ultimi posti, in Ue, per investimenti. Più di due miliardi di persone al mondo non ha accesso all’acqua potabile, 4 miliardi sono quelli che soffrono per la scarsità di questo bene.
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L’Italia è un Paese a rischio quando si parla di acqua e sviluppo sostenibile. Questo, almeno, è quanto emerge The European House – Ambrosetti nel Libro Bianco 2021, frutto dell’Osservatorio Community Valore Acqua per l’Italia, secondo cui, oggi, il nostro Paese è al 18esimo posto in Europa nell’indice “Valore Acqua verso lo Sviluppo Sostenibile”.

Il Libro Bianco “Valore Acqua per l’Italia 2021” contiene la prima mappatura completa della filiera estesa dell’acqua in Italia, che mette a sistema i contributi di tutti gli attori che vi operano. Dai gestori della rete agli erogatori del servizio, dal settore agricolo a quello industriale, dai provider di tecnologia alle istituzioni preposte.

Una filiera che The European House – Ambrosetti ha riunito dal 2019 nella Community Valore Acqua per l’Italia. Il Libro Bianco è frutto della raccolta dei dati economici pluriennali di 2 milioni di aziende operanti nella filiera estesa dell’acqua, per un totale di oltre 50 milioni di osservazioni.

Emerge che il fatturato del settore del ciclo idrico esteso nel periodo 2013-2019 è cresciuto del +4,4% in media all’anno, raggiungendo un valore di 21,4 miliardi di euro.

Da un punto di vista occupazionale il comparto cresce annualmente (sempre nel periodo 2013-2019) del +1,7%, il doppio rispetto a quello ottenuto dalla media delle imprese italiane e superiore alla media del settore manifatturiero, che è rimasto sostanzialmente fermo nel periodo (+0,1%). In pratica, se si considerasse il ciclo idrico esteso come un unico settore, si posizionerebbe come secondo comparto industriale per crescita occupazionale nel periodo 2013-2019, su 50 settori censiti.

Per contro, il settore soffre di un limitato tasso di investimento. Con 40 euro per abitante all’anno l’Italia è agli ultimi posti nella classifica europea per investimenti nel settore idrico. Il nostro Paese è davanti solo a Romania e Malta.

Le infrastrutture idriche sono obsolete e inefficienti. Circa il 60% della rete idrica nazionale ha più̀di 30 anni e il 25% ha più di 50 anni. Il 47,6% dell’acqua prelevata per uso potabile viene dispersa: 42% solo nelle reti di distribuzione, rispetto al 23% della media europea.

L’Italia è un Paese fortemente idrovoro con l’aggravante di uno spreco quasi sempre incontrollato.

Con 153 m3 annui pro capite, l’Italia è il secondo Paese dell’Unione Europea per prelievi di acqua ad uso potabile. Inoltre, con 200 litri pro capite consumati all’anno, è il primo Paese al mondo per consumi di acqua minerale in bottiglia.

Da un punto di vista della sicurezza nazionale, l’acqua costituisce una reale vulnerabilità. Il 21% del territorio italiano è infatti attualmente a rischio di desertificazione con eventi siccitosi sempre più frequenti che stanno colpendo le principali fonti idriche del Paese.

Le opportunità di rilancio esistono e sono indicate dal Libro Bianco lungo quattro direttrici.

I fondi Next Generation EU prevedono nel Recovery Fund un investimento di circa 20 miliardi di euro. A questi si aggiunge un aggiornamento delle tariffe per finanziare in modo trasparente gli investimenti sulla rete infrastrutturale. La transizione all’Economia Circolare punta, invece, sul riciclo e riuso delle acque, sulla captazione delle acque piovane e sullo sfruttamento virtuoso dei fanghi di depurazione. E, non ultime, le campagne informative. La transizione verso un sistema delle acque italiane più smart e sostenibile passa attraverso l’educazione dei cittadini. Un terzo delle famiglie italiane, infatti, continua a non fidarsi di bere l’acqua dal rubinetto, con picchi del 60% nelle Regioni del Sud.

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