Accordo Enit e UniCredit per rilanciare l’agroalimentare

Enit: “La food experience elemento chiave per la scelta di una meta turistica, nel 2020 spesi in Italia 354,5 milioni di euro”. L’accordo rientra tra le attività di “Made4Italy”, l’iniziativa di UniCredit che prevede un plafond di 5 miliardi di euro per le PMI italiane e servizi di consulenza dedicata.

Turismo e agroalimentare come motore per il rilancio dell’economia nell’Italia post pandemia. È con questo scopo che UniCredit e l’Agenzia Nazionale del Turismo (Enit) hanno sottoscritto un accordo per azioni comuni di rilancio e di supporto al turismo italiano, un settore che pre pandemia valeva 13,2% del Pil e occupava il 15% della forza lavoro nazionale*, attraverso una logica di filiera integrata con il settore agroalimentare.

Nel dettaglio l’accordo mira a rafforzare il turismo e l’agroalimentare di qualità individuando e valorizzando iniziative e progetti che possono offrire opportunità di crescita. La banca si impegna inoltre a sostenere le aziende agroalimentari e turistiche grazie a ulteriori specifici strumenti di supporto finanziario.

 

L’intesa rientra tra le attività di “Made4Italy”, l’iniziativa di UniCredit lanciata ad ottobre 2019 per favorire un sistema integrato turismo-agricoltura, destinando un plafond di 5 miliardi di euro per le PMI italiane nel triennio 2019-2021 e una consulenza specifica dedicata e calibrata sui bisogni dei progetti selezionati.

 

Un binomio, quello tra turismo e agroalimentare, che è quindi una opportunità per la valorizzazione della destinazione Italia. Un trend emerso anche dai dati dell’Osservatorio Turismo Nomisma-UniCredit, che ha analizzato i comportamenti dei turisti italiani pre e post estate 2020. Tra le località preferite dei viaggiatori italiani per le vacanze estive quelle in cui poter fare lunghe passeggiate all’aria aperta (44%), o escursioni in bicicletta (18%) e sport circondati dal verde (20%). Importante anche l’aspetto enogastronomico. Il 15% durante le sue vacanze ha fatto un tour enogastronomico e il 10% ha visitato aziende agricole o fattorie didattiche. Il 50% di chi ha fatto almeno un viaggio tra giugno e agosto 2020 ha optato per località immerse nella natura, meglio se piccoli borghi (51%).

 

“L’Italia esprime tutta la propria autenticità anche attraverso espressioni artistiche culinarie – ha affermato Giorgio Palmucci, presidente Enit – la tradizione enogastronomica made in italy è ricercata in tutto il mondo e i turisti stranieri trascorrono notti in Italia per assaporarne questa cultura.

La food experience è tra i principali motivi che spinge a scegliere una meta piuttosto che un’altra.

In Lombardia si concentra la quota più alta della spesa estera per vacanza enogastronomica, circa 78 milioni di euro che incidono per il 22,0% sul totale nazionale di 354,5 milioni di euro. Nella TOP 5 anche Veneto con 53 milioni di euro, il 15% del totale, Piemonte, Toscana e Sardegna dove si è speso il 10,0% del complessivo. In Campania sono stati spesi 6,4 milioni di euro per il turismo enogastronomico, pari all’1,8% del totale”

 

“L’offerta turistica italiana […] si sta modificando rapidamente in virtù di un cambiamento della domanda con una accelerazione nell’evoluzione esperienziale. L’integrazione tra cibo, cultura e patrimonio paesaggistico è la strada da seguire per stimolare l’attrazione di nuovi flussi turistici”, spiegano Andrea Casini e Remo Taricani, Co-CEOs Commercial Banking Italy di UniCredit.

Osservatorio Turismo Nomisma-UniCredit

Secondo gli ulteriori dati dell’Osservatorio sul Turismo realizzato da Nomisma per UniCredit, il 2020 è stato un anno di shock per il settore turistico. L’8% degli operatori ha deciso di non riprendere l’attività neanche dopo l’allentamento delle restrizioni. Tra le principali motivazioni addotte alla mancata riapertura una domanda troppo bassa (56%), costi fissi e di gestione elevati (11%), incrementati dalle sanificazioni. Il 7% di chi non ha ripreso l’attività durante il 2020 lo ha fatto principalmente per mancanza di liquidità.

 

Un’offerta sempre più su misura

Considerando il tema delle tecnologie tra gli operatori il primo aspetto considerato è legato alla connettività. Un altro elemento di distintività sarà l’offerta di proposte customizzate del soggiorno. Anche salute e benessere saranno un elemento irrinunciabile. Il legame con gli altri operatori del territorio ma anche con la cultura e le tradizioni locali è un altro degli asset.

 

Le risposte degli operatori

Gli albergatori sono concordi sull’esigenza di rivedere l’offerta attuale e di ampliare i servizi destinati ai clienti (strategico nel 67% dei casi). Comunicazione, digitalizzazione, riqualificazione e relazioni di filiera sono le altre parole chiave della ripartenza. Per rispondere agli effetti indotti dalla pandemia, oltre sei operatori su dieci individuano le strategie di marketing come leva fondamentale. Il 63% degli intervistati vuole digitalizzare il rapporto con il cliente – sia in fase di prenotazione sia dopo il viaggio. Per il 59% sarà invece strategico investire anche in percorsi formativi per aumentare le digital skill dello staff e del personale. La ristrutturazione della struttura ricettiva sarà un elemento chiave per il 59% degli operatori, mentre un altro 50% punta a un miglioramento energetico dell’esercizio.

 

 

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