Wine and the City. Il successo di Cantina Urbana

di letizia ceriani

Bere un buon bicchiere di vino, nella più sana maggioranza dei casi, coincide con un momento, di condivisione, di coccola, di pausa fra e dalle cose. Ne è convinto l’imprenditore Michele Rimpici (sotto nella foto) che nel 2018 fonda a Milano Cantina Urbana, la prima urban winery italiana, di cui cura in prima persona ricerca e selezione sui vini.

Rimpici, veronese classe 1979, ha le spalle grosse di oltre vent’anni di esperienza nel mondo enologico e dell’hospitality, tra cui molti anni all’interno del progetto Signorvino. Con Cantina Urbana non inventa nulla, ci tiene a sottolineare, «il vino si fa sempre allo stesso modo, dai tempi dei Fenici», ma il suo brand porta come novità «un luogo di condivisione», quasi a voler raccontare che senza la componente umana il vino perde la sua magia.

Il fenomeno dell’urban winery – cantine vinicole in mezzo a palazzi di cemento e grattacieli – affonda le sue radici là dove la cultura del vino è diffusa in modo più embrionale, se comparata al bacino del Mediterraneo. Stati Uniti, Australia e Nord Europa sono solo alcuni dei Paesi che hanno sperimentato questo concetto di locale, ma in Italia la prima è stata proprio Cantina Urbana, sorta da un’intuizione avuta proprio dopo un’esperienza lavorativa nella Grande Mela, con l’intento di «accorciare le distanze tra l’uva e le persone», creando un posto fondato sui pilastri dell’artigianalità e della sostenibilità.

Da una prima vendemmia di 3.000 bottiglie di Barbera, la cantina è arrivata nel 2023 a una capacità di vinificazione di 400 ettolitri, quindi circa 40mila bottiglie, con una ventina di etichette. Vola anche il fatturato che ha toccato l’anno scorso 1,3 milioni di euro. Obiettivo per il 2024? «Arrivare a 1,7 milioni e aprire una seconda winery».

Nel capoluogo lombardo, Cantina Urbana si distribuisce in più spazi: una winery – la cantina vera e propria che incarna l’anima più pura del format e dove si produce buona parte del vino – e due wine bar, nelle zone De Angeli e Porta Romana, cioè i punti vendita fisici, «i satelliti della cantina». Qui, la squadra – che ha visto di recente un notevole allargamento interno, da 5 persone che erano sono ora 14 – organizza degustazioni, visite in cantina, eventi, musica, percorsi guidati alla conoscenza del divin nettare.

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Letizia Ceriani

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