Pop e giovane: la cucina secondo Davide Marzullo

di letizia ceriani

Siamo a Lomazzo, in provincia di Como e a soli trenta minuti da Milano; quattro soci affidano a cinque ragazzi un compito: aprire un ristorante all’interno di Fabbrica Campus, fucina di startup e spazio di co-working, collocata all’interno di un ex cotonificio dell’800. Non solo un ristorante, quindi, ma un progetto a tutto tondo. A novembre 2021 Trattoria Contemporanea prende il via e nel novembre 2022 arriva la prima stella Michelin.

La vocazione di Trattoria: trascinare il passato nell’istante, nei piatti, nell’atmosfera, negli arredi. Istinto, passione e coraggio: i menù degustazione portano il nome delle anime della brigata che, con un’età media di 25 anni, tanti sorrisi e professionalità, fa la rivoluzione all’interno di un panorama gastronomico nazionale in stato di grazia. È una trattoria perché va a braccetto con la tradizione più semplice e autentica, ma ci aggiunge una buona dose di coraggio, per osare, unendo echi internazionali, miscelando tecniche, gusti e stili. Senza arroganza, ma con un piglio notevole.

La cucina è il regno di Davide Marzullo, classe 1996, che incarna il concetto stesso di contemporaneità, per velleità e carattere… un po’ come i suoi gnocchetti alla marinara. Marzullo si forma nei migliori stellati d’Europa, ma – da bravo italiano – diventa cuoco per far rivivere un’emozione. In Trattoria sta crescendo insieme alla sua brigata, mosso sempre da un inesauribile desiderio di creare stupore. Rivoluzione a volte è tornare a casa.

Davide Marzullo si svela nell’intervista a MAG.

Chi era Davide Marzullo prima di Trattoria Contemporanea?

Il mio percorso parte da quello che è il ricordo più bello della mia infanzia: mio zio, che è cuoco, mi ha trasmesso una grande gioia in quello che faceva, nel suo ristorante a Saronno. All’inizio non mi interessava particolarmente “il mezzo” – ovvero, la cucina in quanto tale – ma l’effetto che quei piatti, quelle attenzioni, avevano sui miei genitori e su di me, lo stupore che scatenava. Ecco, ho sempre voluto riprodurre quella sensazione, quell’atmosfera unica. Complice la mia non particolare attitudine agli studi, dopo l’alberghiero mi sono messo in viaggio.

Ne sentivi la necessità?

Non ho mai avuto in realtà un particolare desiderio di viaggiare, di andare fuori, ma mi sono ritrovato ad avere occasioni che non potevo rifiutare.

Quindi vai a Londra…

Esatto, prima esperienza all’Hibiscus, che allora aveva due stelle Michelin e che oggi si chiama Bibendum Ristorante. Sono poi passato all’Hélène Darroze at the Cannaught, sempre due stelle Michelin, ma che ora ne ha tre. Sono state le prime esperienze importanti.

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Letizia Ceriani

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