L’osteria milanese moderna, etica e sostenibile

di francesca corradi

Il Ratanà è un’osteria moderna che offre una cucina milanese “alleggerita”. Il mantra dell’executive chef Cesare Battisti (nella foto) è l’attenzione alla qualità e all’etica non solo del prodotto ma anche dei produttori. Lo definirei un talent scout: negli anni infatti il Ratanà è arrivato a quota 60 fornitori, verificati personalmente: dal Pastificio Mancini a Riserva San Massimo fino a Res Naturae, la giovane azienda agricola lecchese che produce e lavora rabarbaro, nata nel 2013 a dall’idea di due universitari. E, una rarità, il pane offerto ai suoi ospiti è del guru della panificazione Eugenio Pol.

Il contesto in cui è inserito il Ratanà è davvero unico. Ospitato in un edificio storico dei primi del ‘900, sede della Fondazione Riccardo Catella, dietro Palazzo Lombardia, all’interno di un giardino pubblico, il ristorante ha una sola grande sala, semplice ma “vissuta”, autentica, così come il servizio informale ma professionale: tutto rispecchia la filosofia dello chef.

Battisti da quasi dieci anni porta avanti, insieme alla sua brigata (tredici cuochi), l’idea di una cucina all’apparenza semplice e ispirata alla tradizione, apprezzata da tutti, ne è una prova la sua clientela eterogenea che va dal politico all’operaio. Aperto sette giorni su sette, in estate, grazie al dehor, raggiunge 250 persone in media al giorno tra pranzo e cena.

Se parliamo di cibi i piatti simbolo del Ratanà sono senz’altro il cartoccio di mondeghili (polpettine) e il risotto alla milanese con l’ossobuco, il suo ever green.

Il menù cambia in media ogni 20 giorni e, durante la mia visita ho mangiato una succulenta pancia di maiale glassata all’aceto tradizionale di Modena, dei gustosi tagliolini freschi con ragù di costine di cinta senese, un cremoso risotto con fontina d’alpeggio e riduzione di vino Barbera e, per concludere, due capolavori di dolcezza firmati da Luca De Santi, sous chef e pastry chef: l’elegante arancia e rabarbaro e il dessert a base di castagna, birra e rosmarino.

In alternativa alla carta, a pranzo si può optare per “schiscèta”, la proposta business lunch che prevede la scelta tra un piatto unico, come le puntine di maiale nero cinta senese, patate arrosto e insalata di cavolo cappuccio, o un menù ad hoc che viene comunicato quotidianamente attraverso i social.

E per un momento gourmet più veloce ci sono i rubitt, le tapas milanesi (dai due ai quattro euro), da accompagnare a un calice di vino o un cocktail. E a proposito di “bere” la cantina del ristorante dà spazio a etichette poco note ai più, con ben 700 bottiglie, sempre nell’ottica di ricerca e sostenibilità.

Piccola chicca per i genitori: il Ratanà è baby friendly e oltre a un menù dedicato ai più piccoli, negli elegantissimi bagni c’è tutto l’occorrente per i bambini come fasciatoio, pannolini e cremine.

Prezzo:

Pranzo: a partire da 19 euro

Cena: a partire da 40 euro

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