Muraglia: il marketing fa grande l’olio
di francesca corradi
Savino Muraglia jr, managing director di Frantoio Muraglia, ha “vestito” l’olio 100% made in Puglia, con gli orcetti in ceramica trasformando il prodotto da commodity a specialità. Quarant’anni, un passato nella finanza e dal 2014 al timone dell’azienda di famiglia.
Lo chiamano “capatosta” (potremmo tradurre con ostinato). È stato, infatti, il primo e vero testimonial della sua azienda agricola riuscendo, negli anni, a creare una rete di partner “empatici”. Tutti selezionati personalmente.
La realtà andriese, oggi, rappresenta un punto di riferimento nel mercato internazionale dell’extra vergine di oliva ed è riuscita a conquistare anche i ristoranti dei grandi chef.
Con una richiesta che supera l’offerta, il business di Frantoio Muraglia, cresce a doppia cifra e nel 2018 ha raggiunto i 4 milioni di fatturato.
MAG lo ha incontrato a Milano, a poche settimana dalla sua elezione a presidente di Coldiretti Puglia. «La nostra strategia è stata, e lo è ancora, l’analisi continua del mercato su dati reali».
Dalla finanza al frantoio…
Ho sempre avuto una passione per il settore oleario che, nella storia, ha vissuto alti e bassi. Se fino agli anni Ottanta garantiva una certa redditività alla fine dei Novanta non è più stato così. Scelsi perciò di non entrare in azienda e iscrivermi all’università. Dopo la laurea in economia aziendale ho perfezionato i miei studi all’estero e mi sono poi trasferito a Milano per lavorare in una società di m&a sia nel ruolo di advisor che investitore. Per l’80% si trattava di food e turismo.
Nel frattempo il mercato in cui operava il Frantoio Muraglia è entrato in crisi…
Tra il 2002 e il 2007 l’azienda ha vissuto un momento difficile. Benché fosse accreditato e conosciuto tra gli addetti al settore, il frantoio non aveva un suo marchio.
E qui entra in scena lei…
Sì, prima in affiancamento e dal 2014 a tempo pieno. Avevo una grande voglia di riscatto. Vedevo grandi sacrifici, tanta passione, altissima qualità e scarsi risultati. L’olio prodotto, infatti, veniva svenduto a grandi gruppi. Così ho deciso di aiutare l’azienda ma a modo mio.
Cioè?
Ho agito un po’ controcorrente mettendo in scena un percorso alternativo. Innanzitutto ho cambiato interlocutore rivolgendomi al mercato del dettaglio specializzato. Ho iniziato a far conoscere l’azienda prima all’estero e poi in Italia. Il primo step sono state le fiere di settore, inizialmente con la Regione Puglia e poi autonomamente curando molto l’immagine dello stand.
Quali sono stati gli ostacoli?
Il primo scoglio è stato quello di riuscire a far cambiare idea a coloro che pensavano che solo l’olio del contadino fosse buono e di qualità.
L’azienda ha fatto del marketing la sua forza…
Sì. In primis abbiamo lavorato al packaging: l’innovazione del prodotto ci ha dato quel quid in più per distinguerci. La nostra strategia è stata, e lo è ancora, l’analisi continua del mercato su dati reali, incluse missioni ad hoc in ogni Paese. Sei anni fa abbiamo investito nel rebranding – da “Antico frantoio” a “Frantoio Muraglia” –. Si tratta di un percorso coerente con la brand identity che ci ha dato una maggiore visibilità e permesso di raccontare i valori dell’azienda: la famiglia, l’artigianalità, la trasparenza, la tracciabilità.
Qual è stata l’intuizione?
Essere stati i primi a vestire l’olio e differenziarci dall’anonima bottiglia verde.
Come?
Insieme a una famiglia di ceramisti pugliesi da quattro generazioni abbiamo ideato gli orcetti colorati dove conservare l’olio, come si faceva del resto già qualche millennio fa. Grazie al matrimonio vincente tra la tradizione vascolare e quella olearia abbiamo fatto il giro del mondo.
Qual è vostro giro d’affari?
Cresciamo a doppia cifra e abbiamo superato…
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