Minibond e altri strumenti per il finanziamento dell’agrifood

Si è tenuta a Modena un’interessante iniziativa organizzata dallo studio Rinaldi e patrocinata dal Consorzio Tutela del Lambrusco di Modena, dal Consorzio Marchio Storico dei Lambruschi Modenesi, dal Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano – sezione di Modena e Bologna, dal Consorzio Tutela Aceto Balsamico di Modena, dal Consorzio Tutela Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, e dal Consorzio del Prosciutto di Modena, durante la quale è stata presentata la ricerca fatta dallo Studio Rinaldi, avente ad oggetto l’uso dei minibond e di altri strumenti di finanziamento innovativi del magazzino nel settore dell’agrifood in Emilia Romagna.

Il contributo prende spunto e si inserisce nella più ampia attività di ricerca che l’Osservatorio Supply Chain Finance della School of Management del Politecnico di Milano, di cui è partner lo studio Rinaldi, conduce per rispondere al crescente interesse di aziende e Pubbliche Amministrazioni verso le opportunità di ottimizzazione del capitale circolante e accesso al credito offerte dalle soluzioni di Supply Chain Finance, ivi comprese le soluzioni che vedono il magazzino come asset a garanzia dei finanziamenti ricevuti (cd. Inventory finance).

Il territorio emiliano romagnolo è infatti tra i più ricchi di eccellenze nel settore dell’agrifood.

L’abilità tecnica e la capacità d’impresa, la continua innovazione che valorizza le tradizioni e le tramanda nel futuro, e tutte le aziende agricole, i consorzi, i caseifici, i prosciuttifici, le acetaie, i piccoli e grandi produttori contribuiscono quotidianamente a rendere questo territorio un luogo unico.

In tale contesto tante sono le aziende che producono prodotti quali prosciutti, formaggi, aceto balsamico, vini che spesso richiedono processo produttivi pluriennali per affinare il processo di invecchiamento o di stagionatura.

Nel bilancio delle imprese dell’agrifood il magazzino diventa pertanto una componente di valore significativo, ma allo stesso tempo anche componente di attivo che richiede finanziamenti con scadenze coerenti e non di breve termine.

La ricerca ha guardato con maggiore dettaglio all’uso di strumenti di finanziamento innovativi e soprattutto all’suo dei Minibond nell’agrifood, con particolare attenzione all’esperienza esistente sul territorio emiliano-romagnolo, o sullo stesso potenzialmente replicabile.

 

La ricerca presentata da Alessandro Savoia, partner dello studio Rinaldi, ha toccato quattro versanti.

1) analisi quantitativa delle imprese del settore: le evidenze dei bilanci di un campione di oltre 700 imprese (operatori del settore lattiero caseario, del settore viti-vinicolo, salumifici e prosciuttifici, e produttori di aceto balsamico) sono state analizzate al fine di comprendere a livello aggregato e per settore di appartenenza l’incidenza del peso del magazzino e le modalità di finanziamento dello stesso;

2) strumenti di inventory finance: sono stati individuati gli strumenti e le forme tecniche per finanziare il magazzino, e che possono utilizzare il magazzino stesso quale garanzia, con particolare attenzione a quelle che possono essere applicate anche ai Minibond. Tra queste, in particolare, il privilegio speciale ex art. 46 del TUB, il pegno su prosciutti a denominazione di origine tutelata ex L. 401/1985, il pegno rotativo sui prodotti lattiero-caseari a lunga stagionatura ex L. 122/2001 e connesso DM 26/7/2016, il pegno mobiliare non possessorio ex DL 59/2016 e ss.mm. allorquando tale legge troverà compimento con l’istituzione dell’apposito registro.

3) case history: è stata data evidenza della case history di aziende dell’agrifood (emiliane e non) che hanno fatto ricorso a minibond, e ad altre forme di tecniche, per finanziarsi. Oltre a casi delle iniziative dei singoli operatori, si è inoltre guardato ai casi di “iniziative di sistema” (Fondo strategico del Trentino Alto Adige, Hydrobond veneto, Elite basket bond, Progetto Minibond di Finlombarda, etc.) nelle quali, per il tramite dell’intervento anche di soggetti Istituzionali, si è cercato di creare le condizioni per un più agevole accesso all’uso dei Minibond da parte delle PMI. Anche in tal caso non è mancato il riferimento all’agrifood con l’iniziativa sarda del cosiddetto “Pecorino Bond”.

4) comunicazione: troppe volte l’impresa sceglie tra minibond e finanziamento tradizionale bancario solo con un semplicistico e a volte approssimativo confronto da tra i costi. L’uso dei Minibond tuttavia può essere anche un importante strumento di comunicazione, e quindi volano per le vendite. Il caso del Caseificio 4 Madonne, che ha emesso nel 2016 il primo “Parmigiano bond” è la prova di come un caso di minibond dell’agrifood abbia dato visibilità a questo imprenditore modenese (ma anche ad un prodotto di un più ampio territorio) da oltre due anni su stampa e siti internet che vanno dall’America all’Australia.

L’evento si è chiuso con l’intervento dell’avvocato Alessandro Accrocca, of counsel dello studio legale Orrick, il quale ha approfondito le problematiche legali afferenti all’emissioni dei minibond, nonché le questioni tecniche relative al pegno o al privilegio speciale sulle merci in magazzino.

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