Mercato Centrale, parla Montano

di letizia ceriani

Il concept è sbarcato anche a Milano. Progettualità culturale, rigenerazione urbana, ristorazione all’aria aperta: è una storia che va oltre il food. Una vicenda che racconta una visione del futuro.

Galeotta fu l’idea di Umberto Montano (nella foto), ragazzo del Sud innamorato della ristorazione, che dopo anni di gavetta, ha deciso di dare una forma concreta alle proprie idee. Le ha realizzate e anche in grande. Capitolo primo: nel 2014 inaugura il primo Mercato Centrale a Firenze. Due anni più tardi è stata la volta di Roma. Seguita nel 2019 da Torino. Tutte le strutture sorgono in zone precise della città: scostate dal centro storico, riflettono l’anima più autentica dell’urbe.

Nel caso di Milano, l’apertura più recente, è un’anima a due facce. È così che il Mercato Centrale guarda al futuro, aprendo nuove opportunità in una zona storicamente decadente. Si tratta di rivalutare lo spazio pubblico, dandogli nuovi abiti. È una scelta di business molto chiara. Mercato Centrale è cosmopolita, ma anche artigianale, propone le eccellenze enogastronomiche, ma in chiave street – anche se non troppo cheap – 24 ore su 24. Insomma, si respira il mondo e si respira l’Italia. Al Mercato non si può sbagliare un colpo. Qui, i grandi protagonisti sono gli artigiani milanesi: 29 botteghe disposte su due piani, in uno spazio di oltre 4.500 mq e 200 mq di dehors. Non manca nulla: dal mercato del pesce, alla macelleria, ai ristoranti, al mercatino biologico. Non solo food, ma anche un laboratorio radiofonico, una scuola di cucina, un’area eventi, servizi digitali e chi più ne ha più ne metta. Come spiega Montano in questa intervista, il mercato è un inno all’italianità, ma ovviamente «senza chiusure», senza frontiere.

Continua a leggere l’articolo su MAG.

SHARE