Marchesi cerca investitori per il suo piano internazionale

Quasi nessuno immagina di poter iniziare a scrivere una nuova pagina della propria vita a 86 anni. Ma se la firma è quella di Gualtiero Marchesi, tutto diventa possibile. Il Maestro dell’alta cucina italiana, o meglio il Gruppo che porta il suo nome, è pronto a lanciarsi in un’avventura di ampio respiro che prevede l’apertura di ristoranti all’estero e altri progetti con l’obiettivo di consolidare il brand Marchesi e promuovere l’arte culinaria tricolore.

«La nostra strategia punta a uno sviluppo internazionale che possiamo chiamare ‘Marchesi nel mondo’», racconta a MAG Enrico Dandolo, amministratore delegato della società, in occasione della presentazione di Sapore #inLombardia, progetto di valorizzazione del patrimonio enogastronomico della regione con protagonista il grande cuoco (mai osare chiamarlo chef).

Come anticipato da foodcommunity.it, a settembre aprirà il ristorante Marchesi nel club 39 di Montecarlo fondato dall’ex giocatore di rugby Ross Beattie. In questa struttura, che comprende un centro fitness e una spa, alta cucina e benessere si uniscono «in un contesto di health fine dining restaurant», spiega Dandolo. Lo stesso Marchesi, che MAG ha incontrato presso l’Accademia in via Bonvesin de la Riva a Milano, sostiene che «oggi la grande cucina debba tornare nei grandi alberghi» e negli ambienti di alto livello dove c’è un’organizzazione migliore e «dove i clienti spendono» senza troppi pensieri.

Il locale nel club 39 di Montecarlo rappresenta solo la prima tappa di un percorso di sviluppo internazionale che nei prossimi anni porterà il Gruppo Gualtiero Marchesi a nuove aperture in giro per il mondo. In fase di studio c’è un progetto che interessa Miami, Hong Kong, la Cina, l’Oman e «una tra Abu Dhabi e Dubai», conferma Dandolo. Qui il brand Marchesi si svilupperà «attraverso partnership con imprenditori locali, anche non attinenti al mondo del food e degli alberghi». L’investimento previsto è di circa 1,5 milioni per ogni ristorante.

Dopo le passate esperienze non soddisfacenti a Londra e Parigi, ora il Gruppo ha creato un sistema di monitoraggio di ogni piatto in collaborazione con l’Università Bicocca di Milano, attraverso il quale Dandolo (laureato in scienze dell’informazione e fondatore di una società di consulenza informatica) intende fornire uno strumento tecnologico alla cucina di Marchesi per garantirne gli alti standard qualitativi e la replicabilità anche lontano dall’Italia. La base operativa prevista dal piano internazionale dovrebbe essere Londra, anche se l’esito del referendum sulla Brexit potrebbe far cambiare idea al Gruppo che nel frattempo cerca un supporto finanziario.

«Abbiamo l’esigenza di fare cassa con un fondo pubblico di investimento», afferma Dandolo a MAG. «L’obiettivo è raccogliere tra i 7 e i 10 milioni di euro da aziende partner operanti soprattutto nei settori del turismo, del commercio e dell’università».

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