Lodi, ristoratore richiede porto d’armi. É legittimo?
*a cena con diritto
Il titolare di un ristorante della provincia di Lodi, temendo per la propria incolumità quale conseguenza della disponibilità e circolazione di denaro contante, nell’anno 2020 si rivolgeva alla competente Prefettura al fine di ottenere il rilascio del porto d’armi, nonché a seguito del rigetto, al Tribunale amministrativo regionale della Lombardia.
Quest’ultimo, in accoglimento delle argomentazioni sviluppate in sede prefettizia, confermava la legittimità di quella decisione, affermando in particolare che l’asserito grave pericolo per l’incolumità poteva essere escluso dal ricorrente limitando l’uso del denaro contante in favore di mezzi di pagamento alternativi come il POS.
In particolare il Giudice amministrativo evidenzia che “il porto e la detenzione delle armi non costituiscono oggetto di un diritto assoluto” ma rappresentano un’eccezione circoscritta ai casi di “perfetta e completa sicurezza circa il loro buon uso, in modo da scongiurare dubbi o perplessità, sotto il profilo prognostico, per l’ordine pubblico e per la tranquilla convivenza della collettività”, esclusi nel caso di specie dalla mancata disponibilità di contanti, in ogni caso previa valutazione della condotta del soggetto richiedente e di misure alternative.
In sostanza maggiore è il ricorso a pagamenti elettronici minore è il rischio per l’incolumità fermo restando che a tutt’oggi nessuna norma vieta pagamenti in contanti, dal 1° gennaio 2023, entro il limite di euro 5.000,00.
*di alessandro klun