La ricerca di Meta e The European House Ambrosetti: pmi italiane, digital e scenari

In Italia la crescita digitale delle piccole e medie imprese, che rappresentano la spina dorsale del tessuto produttivo del nostro Paese, potrebbe portare più di 10 miliardi di euro di contributo al Pil e 208mila nuovi posti di lavoro. Questo è quanto emerge dallo studio “Il contributo dei social network e dei canali digital per la crescita e la digitalizzazione delle pmi italiane”, realizzato per Meta da The European House – Ambrosetti e presentato a Roma nel corso di un evento presso lo studio Binario F.

«L’emergenza Covid-19 ha reso evidente la necessità di migliorare il livello di digitalizzazione del Paese. Nonostante le pmi italiane abbiano potenziato la collaborazione digitale nel 14,5% dei casi e la comunicazione con la clientela nel 12,7% dei casi, l’indicatore di sintesi denominato digital index pmi (costruito sulla base di 15 key performance indicator comuni a tutti i Paesi della UE27 e con un punteggio da 0 a 100) che abbiamo realizzato ad hoc per Meta, posiziona le pmi italiane al 18° posto in Europa per livello complessivo di digitalizzazione. Particolarmente critici sono i ritardi nell’ambito delle infrastrutture di rete (23° posto) e delle competenze digitali nelle imprese (21° posto). È quindi più che mai urgente intervenire per consentire il pieno dispiegamento del potenziale di crescita per il sistema Paese. Abbiamo infatti dimostrato che la crescita nell’uso dei social network potrebbe produrre fino a 10,2 miliardi di euro aggiuntivi di  contributo al Pil», ha dichiarato Valerio De Molli (in foto, in alto a destra), managing partner e amministratore delegato di The European House – Ambrosetti.

L’Italia, infatti, sconta un forte ritardo sul digitale rispetto agli altri paesi europei, attestandosi al 20° posto dell’indice DESI stilato dalla Commissione Europea per misurare il livello di digitalizzazione dei 27 Stati membri. Il Belpaese è ultimo in Europa per numero di laureati in ambito ICT (circa 4mila all’anno, pari all’1,3% del totale). Questo gap potrebbe essere colmato se le oltre 375 mila pmi italiane, che costituiscono un volano di crescita per il nostro Paese, accelerassero il loro processo di digitalizzazione.

Si dà il caso che le piccole e medie imprese da sole generino 2.834 miliardi di euro di fatturato, pari al 42% di quello totale registrato dalle imprese italiane, e contribuiscano al 41% del PIL del nostro Paese, a oltre un terzo (35%) degli investimenti e a quasi la metà (48%) dell’export totale.

Lo stato di digitalizzazione delle pmi Italiane (digital index pmi)

Sebbene la pandemia di Covid-19 abbia contribuito a migliorare l’utilizzo di soluzioni collaborative digitali (+14,5%) e la comunicazione con la clientela (+12,7%), il livello di digitalizzazione delle piccole e medie imprese italiane rimane ancora basso secondo l’indice DESI.

In base al digital index pmi, elaborato da The European House – Ambrosetti, indagando alcune aree come l’accesso alla rete, la digitalizzazione del business, l’interazione digitale con i clienti e le competenze ICT, le pmi italiane sono solo al 18° posto in Europa per livello di digitalizzazione. Uno degli ambiti principali in cui si riscontra un ritardo è quello delle competenze digitali, che vede le pmi piazzarsi al 21° posto in UE, con i livelli più bassi (12%) di specialisti ICT nei propri organici rispetto alla media europea (18%) e all’Irlanda, a cui va la corona di best performer (29%). Solo il 15% delle PMI tricolori, inoltre, è in grado di fornire formazione digitale ai propri dipendenti (rispetto al 18% della media UE).

Anche in termini di dimensione dell’interazione digitale con i clienti – rilevata attraverso la presenza di un sito web, dell’e-commerce e dell’utilizzo dei social network – le nostre pmi si mantengono al 18° posto in EU, con 3 punti percentuali al di sotto della media europea. Il nostro Paese si attesta nelle ultime posizioni della classifica (23° posto) anche per dimensione delle infrastrutture di rete.

Gli ambiti in cui le PMI italiane ottengono, invece, risultati migliori rispetto alla media europea, sono la digitalizzazione del business – espressa soprattutto dalla fatturazione elettronica – e l’adozione di tecnologie digitali legate all’utilizzo del cloud, che vedono il nostro Paese al 7° posto nel ranking UE. Sempre secondo il Digital Index PMI, le PMI italiane sono all’8° posto per accelerazione della digitalizzazione registrata negli ultimi 5 anni.

L’Italia ha attualmente un punteggio di 51 (su una scala da 0 a 100) nel Digital Index PMI. Se raggiungesse il punteggio di 80, attestandosi ai livelli dei 3 Paesi best performer (Danimarca, Finlandia e Svezia), potrebbe aumentare la produttività del lavoro nelle PMI fino al 9,2%, generando fino a 24,8 miliardi di euro aggiuntivi di contributo al PIL, che corrispondono al 7,9% del PIL attualmente generato dalle PMI italiane.

«Oggi siamo a un punto di svolta tecnologico. L’accelerazione digitale, a cui abbiamo assistito negli ultimi anni, ha dimostrato alle aziende di tutte le dimensioni che si sono aperte nuove strade e nuove opportunità di crescita, che è necessario continuare a innovare per rimanere rilevanti e competitive. Una volta pensavamo che l’economia tradizionale e l’economia digitale fossero entità separate: ora sono indivisibili. Gli strumenti digitali sono al centro delle attività di ogni settore e organizzazione e non sono mai stati così importanti come in questo momento – ha dichiarato Luca Colombo (nella foto), Country Director di Meta in Italia – Lo studio realizzato da The European House – Ambrosetti dimostra, infatti, che il digitale può contribuire a far crescere in modo significativo l’occupazione, anche in quegli ambiti in cui il nostro Paese è ancora fanalino di coda in Europa. Basti pensare che ben 75 mila delle 208 mila potenziali nuove posizioni lavorative nelle PMI, sarebbero legate allo sviluppo software, al web marketing e al community management».

I social network come leva di crescita e sviluppo delle pmi italiane

Un focus dello studio, che ha coinvolto 30 pmi che hanno utilizzato in maniera efficace i social network per raggiungere nuovi clienti, ha dimostrato concretamente che la digitalizzazione rende più produttive le piccole e medie imprese e favorisce l’aumento dell’occupazione. In particolare, l’analisi ha rilevato 4 benefici chiave ottenuti dalle pmi, che si traducono nell’aumento dei ricavi, del numero di clienti effettivamente raggiunti, dei follower sui social network e degli investimenti.

I canali social e digital, infatti, hanno consentito alle PMI analizzate di far crescere di circa il 20% i propri ricavi, senza dover investire nell’apertura di punti vendita e spazi fisici. I social network sono stati un prezioso alleato anche nel 2020, all’apice della pandemia, perché hanno consentito alle imprese di mantenere fino al 60% degli introiti. L’incremento dei ricavi è strettamente legato al portafoglio clienti, infatti, le aziende che hanno saputo valorizzare i social network e i canali digital sono riuscite a far crescere del 30% la clientela, diffondendosi capillarmente su tutto il territorio nazionale e acquisendo il 10% in più di nuovi clienti sui mercati internazionali.

Un case study: Nutribees

Il team di Nutribees

Il servizio di healthy meal delivery Nutribees, servizio di healthy meal delivery nel 2017 dall’idea di Giovanni Menozzi e Mario Villani i quali, dopo aver riscontrato il successo di attività analoghe negli Stati Uniti, hanno ideato una versione adatta ai consumatori italiani.

Fin dall’inizio dell’attivitò, Nutribees ha deciso di utilizzare le app di Meta, a cui nel 2021 è stato destinato l’85% del budget totale del marketing. Nel solo anno 2021, l’azienda ha investito oltre 600mila euro in queste piattaforme. L’azienda ha utilizzato in particolare Facebook e Instagram sin dal primo giorno d’attività per spiegare, educare e coinvolgere i consumatori, e per attrarre nuovi clienti. In questo modo, Nutribees ha registrato una crescita importante, triplicando quasi i ricavi tra il 2019 e il 2021, passando da  900mila a 2,6 milioni di euro. 

In questo modo, l’azienda ha poi attratto l’interesse di diversi investitori, tra cui Federico Isenburg, ex-founder e amministratore delegato di Easy Welfare, che nel giugno 2021 ha rilevato le quote societarie dei due founder per scalare il business.

L’innovazione tecnologica oggi permette a Nutribees di consegnare oltre 10mila pasti in media a settimana, che dalle oltre 200 recensioni positive sulla pagina Facebook. 

«In Italia, il mercato del ready-to-eat online è destinato a crescere di circa il 10,3% entro il 2024, nonostante il rallentamento dovuto alla guerra, all’inflazione e alla fine della pandemia. Questa crescita è sostenuta anche dalle nuove abitudini di consumo e Nutribees, leader di mercato, continua a cavalcare questo trend. Le app di Meta ci hanno permesso di generare volumi importanti e, di conseguenza, sono diventati per noi un canale imprescindibile all’interno della nostra strategia di marketing omnichannel», ha dichiarato Davide Bertolasi, direttore marketing di Nutribees.

Qualche risultato raggiunto dall’azienda nel 2021: l’85% del budget di marketing è stato dedicato alle app e ai servizi di Meta; il 90% di nuovi clienti è stato generato grazie alle app e ai servizi di Meta; i guadagni sono triplicati dal 2019 al 2021 grazie all’utilizzo delle app di Meta.

Letizia Ceriani

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