La filiera latte aumenta il fatturato e punta sulle aggregazioni
La filiera lattiero-casearia, con 7,1 miliardi di euro di valore realizzato dalla fase di allevamento e 21,8 miliardi di euro della fase di trasformazione (+9% nell’ultimo anno), conferma il proprio status nell’industria alimentare italiana. Il nostra Paese si posiziona al quinto posto tra i produttori di latte bovino in ambito Ue, con oltre 13mila tonnellate consegnate, 23mila allevamenti e circa 1,7 milioni di vacche. Questo è il quadro delineato da Ismea, sulla base degli ultimi dati aggiornati.
L’aggregazione e la dimensionalità come strumento competitivo
Negli ultimi dieci anni, rileva Ismea, sono progressivamente scomparse le realtà di piccole dimensioni, a favore, però, di un progressivo percorso di aggregazione. Sebbene gli allevamenti di piccole dimensioni (<49 capi) siano attualmente circa la metà del totale nazionale, l’offerta è per lo più concentrata in aziende di medio-grandi dimensioni. Quelle grandissime con oltre 5000 capi, pur rappresentando poco meno del 5% della numerosità totale, detengono circa 1/3 dei capi da latte.
“Oggi, uno dei principali obiettivi su cui il comparto deve intervenire anche con strumenti politico-normativi è quello dell’aggregazione del sistema produttivo. Solo con una maggiore dimensionalità delle aziende è possibile, infatti, competere nei mercati internazionali – commenta Giovanni Guarneri, presidente del settore lattiero-caseario Confcooperative Fedagripesca. È già in atto un robusto consolidamento delle dimensioni, in virtù sia di processi di crescita che di fusioni fra cooperative e se teniamo conto che il 63% del giro d’affari cooperativo lattiero-caseario è sviluppato proprio dalle 25 imprese più dimensionate, è evidente come risulti fondamentale organizzarsi per fare sinergie ed economie di scala, per essere maggiormente reattivi di fronte a cambiamenti repentini e per accrescere il potere contrattuale sui mercati internazionali”.
Complessivamente, al sistema cooperativo fanno capo, attualmente, 17mila stalle, 540 imprese di trasformazione e più di 13mila lavoratori: la cooperazione è responsabile del 65% del latte raccolto in Italia nonché del 70% della produzione dei principali formaggi DOP.
Le esportazioni, volano per l’economia del settore
I dati Ismea confermano inoltre il ruolo trainante delle esportazioni che, dopo lo straordinario risultato dello scorso anno (5,4 miliardi di euro e 660mila tonnellate che hanno varcato i confini nazionali), hanno fatto registrare nel primo semestre 2025 un +15,7% in valore e un +5% in volume.
Fiducia e consapevolezza nei prodotti lattiero caseari
I risultati emersi dalla Consumer Survey condotta da Nomisma, nell’ambito delle attività di monitoraggio del progetto “Think Milk, Taste Europe, Be Smart” hanno evidenziato una crescita di fiducia arrivando a quasi 8 italiani su 10 nel confronto di latte e dei prodotti lattiero-caseari Made in EU. Si conferma inoltre maggiore la fiducia tra i più giovani, fiducia che cresce con reddito e titolo di studio, con una correlazione positiva rispetto a chi ha consapevolezza degli elevati requisiti di qualità e sicurezza alimentare che li contraddistinguono.
Analizzando, invece, la conoscenza delle specifiche dei prodotti lattiero-caseari, emerge come oltre 6 italiani su 10 ne siano consapevoli, con una correlazione positiva tra chi si fida ma anche tra chi si informa, indice che la consapevolezza non può prescindere da una corretta informazione.
Sulle fake news legate al mondo lattiero-caseario, 2 consumatori su 3 sono oggi in grado di individuarle correttamente, seppur emergano ancora argomenti su cui fare chiarezza come l’eliminazione del lattosio, le bevande vegetali e il latte UHT.
“Questa indagine ci restituisce un quadro positivo che attesta l’efficacia della campagna ‘Think Milk,Taste Europe, Be Smart’, nata più di quattro anni fa proprio con l’obiettivo di sfatare falsi miti e sensibilizzare i consumatori, ma soprattutto i giovani, nei confronti dei prodotti lattiero-caseari con un’immagine contemporanea e attraverso attività esperienziali, digital e corretta informazione. Oggi, ci approcciamo ad un consumatore informato e consapevole che cerca qualità, sicurezza alimentare, benessere animale, certificazioni e tracciabilità di filiera: ecco perché è importante lavorare di concerto con i diversi attori della filiera, con la distribuzione e con gli organi di stampa per continuare a promuovere un consumo consapevole guidato soprattutto dal valore intrinseco del prodotto stesso” – conclude Guarneri.