La birra artigianale ha la sua legge

Svolta nel mondo della birra artigianale. Con l’approvazione definitiva da parte del Senato del Collegato agricoltura (che contiene deleghe al governo in materia di semplificazione e razionalizzazione di norme del settore) per la prima volta la legislazione italiana pone una distinzione netta tra microbirrifici e grandi impianti industriali. La norma ha anche l’obiettivo di favorire lo sviluppo della filiera del luppolo in Italia.

Si definisce birra artigianale «la birra prodotta da piccoli birrifici indipendenti e non sottoposta, durante la fase di produzione, a processi di pastorizzazione e microfiltrazione».

Nell’articolo 35 si specifica inoltre che «per piccolo birrificio indipendente si intende un birrificio che sia legalmente ed economicamente indipendente, che utilizzi impianti fisicamente distinti da quelli di qualsiasi altro birrificio, che non operi sotto licenza di utilizzo dei diritti di proprietà immateriale altrui e la cui produzione annua non superi 200 mila ettolitri, includendo in questo quantitativo le quantità di birra prodotte per conto di terzi».

La qualifica di birra artigianale diventa sinonimo di qualità, non solo per le materie prime, ma anche per il metodo di lavorazione. Nella birra artigianale, infatti, il processo produttivo esclude passaggi “industriali” come la pastorizzazione e la microfiltrazione che alterano il prodotto impoverendolo delle sue proprietà organolettiche e nutrizionali.

Nella prossima legge di stabilità sono attesi ulteriori provvedimenti per quanto riguarda la semplificazione degli adempimenti e la riduzione delle accise a carico dei microbirrifici.

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