Italian Wine Brands: dieci anni di aggregazioni

di letizia ceriani

È una crescita esponenziale quella di Italian Wine Brands (IWB) che, dalla fondazione nel 2015 – anno della quotazione sull’allora mercato AIM, oggi EGM, attraverso la pre-booking IPO Challenger promossa da Electa Ventures di Simone Strocchi –, l’ha portato a diventare il gruppo vinicolo quotato più grande del Paese.

Dal suo debutto dieci anni fa, IWB ha inglobato cinque realtà affermate nel settore della produzione e della distribuzione vinicola, prime fra tutte la trentina Provinco Italia e la piemontese Giordano Vini, e poi Svinando, Raphael Dal Bo, Enoitalia, Enovation Brands e Barbanera (si vedano le schede all’interno dell’articolo).

Il gruppo ha visto nel suo percorso un notevole incremento del fatturato, che è passato da 140 milioni di euro nel 2015 a circa 400 milioni attuali, con oltre l’80% delle vendite realizzate sui mercati internazionali, che oggi includono 90 Paesi, e infine 160 milioni di bottiglie distribuite contro i 44 milioni degli inizi. Con cinque laboratori di analisi impegnati a monitorare la qualità di materie prime e prodotti, IWB comprende nel suo portafoglio oltre 70 brand proprietari e private labels divisi per fasce di prodotto che cercano di rispondere ai gusti e alle tendenze dei consumatori, sempre in evoluzione. Lo sguardo sempre avanti, «al nuovo da sviluppare», racconta a MAG l’amministratore delegato Alessandro Mutinelli (in foto).

Sotto la sua guida, il gruppo abbraccia la ferma convinzione che la finanza, se abbinata a capacità e visione imprenditoriali, possa essere lo strumento più efficace per diventare grandi, per dimensione e autorevolezza. L’espansione è appena iniziata, assicura l’ad, sul tavolo ci sono già «possibili aggregazioni», da valutare sempre in un’ottica di valore a lungo termine.

Un sogno di-vino

Italian Wine Brands è una public company a tutti gli effetti, che comprende numerosi azionisti, istituzionali, italiani ed esteri, e privati cittadini, «un soggetto aggregatore nel mondo del vino italiano, fatto di migliaia di piccole aziende», ammette Mutinelli. «Dieci anni fa abbiamo deciso di accettare la sfida di creare il primo gruppo privato italiano». Un gruppo che in qualche modo ha tracciato un sentiero. Oggi sono infatti diventati due i gruppi privati in Borsa, tuttavia, il mercato rimane frammentato e disunito. Nonostante la convenienza, secondo Mutinelli, appaia evidente.

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Letizia Ceriani

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