Federvini si oppone al Prošek per difendere le Dop e Igp europee

Federvini si oppone al il Prošek per difendere le Dop e Igp europee.

Il 2 novembre si sono riuniti a Venezia il Ministero delle Politiche Agricole, Regione Veneto, Regione Friuli-Venezia Giulia, consorzi di tutela e organizzazioni della filiera vitivinicola per definire la strategia e la posizione italiana da assumere per contrastare la richiesta croata di riconoscere “Prošek” come menzione tradizionale, un atto che minerebbe il sistema di tutela delle denominazioni protette europee e comporterebbe un grave danno al Prosecco.

«La battaglia contro il Prošek non è solo un confronto tra Croazia e Italia, tra chi intende approfittare del successo della denominazione italiana per ritagliarsi un angolo di mercato e chi, come il nostro Paese, intende difendere con le unghie e con i denti la legittimità dei propri diritti – ha dichiarato Vittorio Cino (nella foto), direttore generale di Federvini – è questo, ma è anche una questione di principio che dovrebbe allarmare non solo l’Italia ma tutti i Paesi europei che hanno un patrimonio di denominazioni da difendere».

Otto anni fa la Croazia aveva presentato ufficialmente la domanda, quando il 22 settembre scorso la Commissione Europea ha sorprendentemente consentito l’avvio dell’iter formale di ricevimento. Cino ha così commentato: «Abbiamo già posto la questione a Bruxelles con la nostra associazione di categoria europea, chiedendo e ottenendo una presa di posizione forte nei confronti della richiesta croata. Intendiamo intensificare il dialogo con i nostri omologhi francesi, spagnoli, portoghesi e tedeschi, affinché anche la pressione politica sulla Commissione Europea sia massima. È necessario che, oltre alla predisposizione di una completa ed esaustiva memoria tecnico-giuridica, il Governo eserciti il suo sforzo politico per cercare alleati a Bruxelles, trasformando il confronto italo-croato in una battaglia a tutto campo per la tutela della politica europea di difesa e valorizzazione dei prodotti di qualità».

L’Italia ha tempo fino al 21 novembre per inviare l’opposizione agli uffici della Commissione.

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