Imprecazioni al bar: il caso veneto
*a cena con diritto
Il titolare di un bar veneto, per indurre i clienti ad astenersi da continue e scortesi imprecazioni, ha deciso di applicare una “multa” a coloro che venissero colti sul fatto. Ma cosa dice la legge sul punto? È una misura lecita?
Precisato che, in seguito a depenalizzazione, per effetto dell’entrata in vigore del decreto-legge n. 55/1999, l’imprecazione rivolta a una divinità non costituisce più un reato ma un illecito amministrativo (724 c.p.), punito con una sanzione amministrativa pecuniaria da 51 a 309 euro, applicabile dall’autorità di pubblica sicurezza a garanzia del rispetto delle regole della convivenza civile, in linea generale, va detto che non è prerogativa del titolare di un’attività di somministrazione alimentare irrogare sanzioni.
Ciò non esclude che, sulla base di avviso esposto nel locale, il cliente, accettata la regola dell’esercente, in maniera volontaria corrisponda il contributo previsto in caso di bestemmia, che andrebbe ad aggiungersi a quello stabilito per legge. Resta il fatto che il titolare del locale, per garantire l’ordine e la sicurezza dei propri ospiti, conserva la facoltà di far cessare e allontanare coloro che, con le proprie imprecazioni, turbano gli altri clienti.
*di alessandro klun