Fiere, settore a rischio, servono interventi urgenti
Ma è bene ricordare che le manifestazioni fieristiche, che ogni anno generano affari per 60 miliardi di euro e contribuiscono al 50% dell’export delle aziende che vi partecipano, sono uno dei motori economici del Paese, per non parlare degli eventi.
A poco è valso il rinvio e la riprogrammazione per cercare di contenere il danno economico. Lo stop prolungato e l’incertezza sulla ripartenza rende difficile qualsiasi previsione. Dal Vinitaly a Cibus, a fine emergenza gli appuntamenti fieristici posticipati supereranno quota 200. Così anche in Europa, dal Prowein alla recente decisione di annullare l’evento della birra per antonomasia, l’Oktoberfest.
Un vero tsunami. “Se non vengono previsti interventi e misure specifiche, il settore rischia di soccombere”, tuona Giovanni Laezza, presidente di Aefi. L’associazione esposizioni e fiere italiane chiede il sostegno economico per interventi urgenti e misure dedicate per i danni subìti.
Si tende a dire “siamo tutti sulla stessa barca”, ma se si guarda al di fuori dei confini non è esattamente così.
La Germania, ad esempio, primo Paese europeo per il settore fieristico, seguito dall’Italia, ha già ottenuto aiuti di Stato che permetteranno una reazione immediata al momento della ripresa. Questa situazione, a detta degli esperti, rischierebbe di farci perdere il primato in diversi settori di riferimento per il made in Italy.
E se le manifestazioni cancellate o rinviate non troveranno un’adeguata ricollocazione nel calendario internazionale, il rischio è che altri se ne approprino. È inutile sottolineare l’ulteriore grave danno non solo per il settore fieristico ma anche per l’indotto e le ricadute economiche sui singoli territori.