Cultura del vino nelle scuole. La proposta di Dario Stefàno

*di alessandro klun

Introdurre nel piano didattico di scuole medie e superiori l’insegnamento della storia, cultura e civiltà del vino, o quelle inerenti alla geografia dei vitigni per far conoscere alle giovani generazioni il valore dell’identità e della cultura vitivinicola dei nostri territori e, contestualmente, per farne accrescere il consumo consapevole e responsabile.

Questo in estrema sintesi il contenuto delle proposte di legge presentate recentemente in Parlamento su iniziativa del Ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta e del presidente della Commissione Politiche dell’Unione Europea del Senato Dario Stefàno (nella foto). E non si tratta della prima volta.

Nel 2016 era stato il disegno di legge del Senatore Dario Stefàno a tracciare il cammino. Nel 2019 il disegno di legge 1533 sempre a firma Brunetta giunto all’esame delle Commissioni Cultura, Agricoltura e Lavoro. Il testo dal titolo “Istituzione dell’insegnamento della storia e della cultura del vino e delle eccellenze gastronomiche italiane come materie di educazione civica, e altre disposizioni per la promozione del settore enogastronomico”, intendeva introdurre, a partire dall’anno scolastico 2019/2020, “l’insegnamento della storia e della cultura del vino e delle eccellenze gastronomiche italiane come materia di educazione civica”.

Il complesso articolato prevedeva, tra le altre cose, l’istituzione della Giornata delle eccellenze enogastronomiche italiane, del nucleo di coordinamento delle eccellenze enogastronomiche italiane, della Commissione dell’enogastronomia di qualità, l’assegnazione di fondi alla ricerca in vitivinicoltura, nelle reti di radio e tv pubbliche.

Tornando alle proposte da ultimo presentate sul presupposto che «il patrimonio enogastronomico italiano – osserva Brunetta nella proposta – è parte integrante del più ampio patrimonio culturale, storico e artistico del nostro Paese […] la porta di accesso più immediata ad un territorio, la prima esperienza attraverso la quale il viaggiatore cerca un contatto con la cultura e le tradizioni del luogo», è prevista l’introduzione all’interno del piano di studio di istituti di istruzione secondaria e superiore di una nuova disciplina definita «storia, cultura e civiltà del vino».

Ciò senza trascurare che il prodotto vino e le relative attività rappresentano anche «fonte di lavoro – osserva nella sua proposta Stefàno –, occupazione e reddito. Pur appartenendo alle nostre antiche radici identitarie, si presta in modo mirabile alla innovazione e a svolgere la funzione di potente fonte di investimento per le giovani generazioni».

Non rimane altro che attendere la conclusione, concreta, di un percorso che ancora una volta ricomincia.

*a cena con diritto

FabioAdmin

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