Coricelli, “trasparente” con l’olio in blockchain

L’azienda di Spoleto cresce puntando sul mercato interno, l’estensione di gamma dei prodotti e la tecnologia blockchain per certificare la qualità dell’olio evo.

di francesca corradi

Nata nel 1939 a Spoleto, nel cuore dell’Italia, Pietro Coricelli è tra le più grandi aziende olearie in Europa. Nel 2020 è cresciuta a doppia cifra superando i 125 milioni di euro di fatturato. Dopo i successi raggiunti all’estero – dagli anni Settanta a oggi, dagli Usa al Giappone passando per la Russia e i principali paesi europei – l’azienda ha deciso d’investire nel mercato interno passando dal 42% del 2018 al 53% del 2020. In parallelo l’export continua a registrare ottime performance e la Pietro Coricelli investe in digitalizzazione e sostenibilità.

In un settore come quello olivicolo, dove è necessario ancora oggi investire molto per divulgare la conoscenza su questa preziosa materia prima, Coricelli è una delle prime industrie olearie a puntare sulla certificazione della qualità dei prodotti per garantire sicurezza e trasparenza. L’azienda, recentemente, ha aderito al progetto di IBM Food Trust per tracciare il proprio evo grazie alla tecnologia blockchain.

 

 

Non solo olio nel futuro dell’azienda. Sotto il brand “Casa Coricelli” l’azienda diventa, anche, alfiere della dieta mediterranea introducendo sul mercato italiano una nuova linea di prodotti che comprende pasta, sughi, pesti e passate. “Poche referenze ma massima qualità”, precisa l’azienda, da vendere nella gdo.

L’amministratore delegato Chiara Coricelli, la terza generazione, racconta a MAG gli ultimi investimenti e la volontà del gruppo di entrare in nuovi mercati.

Ci racconta come nasce l’azienda?
L’azienda è stata fondata da mio nonno nel 1939 a Spoleto, nel cuore dell’Umbria, mettendo il proprio nome Pietro Coricelli a garanzia di qualità. Una passione per l’olio extra vergine di oliva tramandata da tre generazioni che ha visto sempre coinvolti i membri della famiglia, fianco a fianco, nella gestione dell’impresa.

In cosa vi distinguete?
Nel grande rispetto della tradizione e nell’energia dell’innovazione che ci permette di volgere con uno sguardo sempre verso al futuro.

Negli anni com’è cambiato il vostro assetto?
Ci siamo managerializzati, come necessario per un’impresa familiare che vuole contestualizzarsi adeguatamente nel mondo con una visione aperta e professionale. Abbiamo affrontato il passaggio generazionale con lungimiranza e rispetto dei ruoli per ogni membro della famiglia e nel 2018 sono stata nominata amministratore delegato.

Il settore olivicolo è affollato. Qual è la situazione italiana?
In Italia c’è grande frammentazione nella gdo di operatori e brand, basti pensare che il leader di mercato non supera quasi mai i 15 punti di quota, probabilmente destinata nel tempo a concentrarsi sempre di più come avvenuto per altre categorie merceologiche. Contiamo di essere sempre più protagonisti nel mercato italiano.

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