Cogo, il giovane chef imprenditore mette le ali

A soli 30 anni, Lorenzo Cogo (nella foto) è già riuscito a conquistare il suo posto tra gli chef emergenti della cucina italiana. Con il suo ristorante stellato El Coq, prima chiuso in provincia a Marano Vicentino e poi riaperto nel luglio 2016 in centro a Vicenza, il giovane cuoco sembra aver vinto la sua scommessa.

«Ho ricevuto diverse offerte, sia in Italia sia all’estero, da parte di imprenditori. Sarei stato un loro dipendente, con uno stipendio o una percentuale sicura, ma volevo fare un salto imprenditoriale», racconta lo chef a Foodcommunity.it.
Cogo smentisce con decisione le voci secondo cui la chiusura del ristorante a Marano Vicentino fosse dovuta a difficoltà economiche: «Il locale era in attivo, è stata piuttosto una mossa di marketing per far venire più clienti prima di chiudere definitivamente e ha funzionato».
Poi è arrivata l’occasione giusta di aprire un nuovo ristorante in centro a Vicenza, nella cucina dello storico Caffè Garibaldi in piazza dei Signori.
«Con l’aiuto di quattro business angel, imprenditori veneti che hanno deciso di far crescere un giovane chef come me, è stato investito oltre 1 milione di euro e abbiamo aperto il nuovo locale», spiega Cogo.

Ora la sfida è più impegnativa: «C’è una grande differenza tra lavorare in un ristorante ed essere imprenditore, ho grandi responsabilità ed è tutto sulle mie spalle, dalla gestione dei dipendenti al food cost».
Tra Marano Vicentino (10mila abitanti) e Vicenza (100mila abitanti) le differenze sono anche nei numeri: «Prima fatturavo 250mila euro, ora tra 1,5 e 2 milioni», spiega Cogo. «Siamo passati da 7-8 dipendenti a 24».
Oltre al ristorante El Coq, negli spazi sono presenti una pasticceria, un bistrot per il pranzo, un altro aperto la sera, una sala conferenze e la bottega El Casolin (che vende cibo e oggetti vari, dai grembiuli ai piatti). Il canone annuo che Cogo e soci pagano al Comune è di 120mila euro (10mila euro al mese).

Secondo lo chef, figlio di ristoratori con alle spalle esperienze in tutto il mondo, dall’Australia al Giappone e la Spagna, da parte dello Stato «servirebbe un maggiore aiuto dal punto di vista fiscale, perché in Italia i costi del personale sono troppo alti e ci sono limiti eccessivi per gli stagisti, così non siamo competitivi con l’estero».
Nonostante questi ostacoli, Cogo ha deciso di prendersi il rischio di aprire un ristorante nella propria terra, anche per lanciare un messaggio di possibilità e speranza ai ragazzi italiani: «Si dice spesso che i giovani scappano dall’Italia, io invece sono tornato per far vedere che è possibile vincere sfide qui. Certo serve tempo, è un percorso a step, mentre ora si vuole tutto subito. Ma anche in Italia si può essere imprenditori di se stessi».

 

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