Cibus: Mutti presenta il primo bilancio tutto green
Mutti presenta il suo primo bilancio ambientale, in occasione del Salone Internazionale dell’Alimentazione (Cibus), ridefinendo la roadmap strategica e le azioni migliorative nell’ambito della sostenibilità ambientale.
Negli ultimi anni la società ha avviato diverse iniziative per identificare i tratti caratteristici dell’impronta ecologica delle sue attività e per monitorare gli effetti delle misure di mitigazione adottate. Nei primi anni 2000 infatti è stata tra le prime aziende ad adottare il Disciplinare di Produzione Integrata Certificata, a garanzia di una produzione agricola sostenibile e mantenendo la tracciabilità fino al prodotto finito, raggiungendo poi la dichiarazione “non ogm”. Per la rendicontazione delle performance ambientali sono state impiegate apposite informative dei GRI Sustainability Reporting Standards, definiti dal GRI (Global Reporting Initiative).
«In un momento di svolta ambientale come quello che stiamo vivendo, è importante che le imprese accelerino il proprio impegno nell’ambito della sostenibilità, intervenendo con azioni concrete. Noi abbiamo un rapporto diretto con l’ambiente, il cui stato di salute è collegato indissolubilmente alla qualità dei nostri prodotti – ha dichiarato Francesco Mutti, amministratore delegato di Mutti – È da queste premesse che nasce il nostro primo bilancio, frutto di un lavoro di monitoraggio che, insieme a un investimento iniziale di 1,5 milioni di euro nel periodo 2022-24 dedicato esclusivamente a progetti di sostenibilità ambientale, ci permetterà ora di accelerare il passo e di proiettarci in avanti. Questo documento, che redigeremo ogni anno ed evolverà insieme all’azienda, ci consente ora di individuare le aree di intervento strategiche, i vari livelli di responsabilità, gli obiettivi e i target trasparenti».
I DATI
I consumi energetici hanno avuto una crescita che si rivela men che proporzionale rispetto all’aumento del numero delle tonnellate di prodotto finito: da 1,76 gigajoule per tonnellata del 2019 a 1,72 nel 2020. Da non omettere la presenza di impianti fotovoltaici in due degli stabilimenti del gruppo, che nel periodo dal 2018 al 2020 hanno garantito un risparmio di 1.500 tonnellate di CO2.
L’impronta idrica, a seguito della riduzione del 4,6% tra il 2010 e il 2015 lungo una vasta porzione della catena del valore, ha visto la collaborazione di oltre 60 aziende conferenti che ha portato all’efficientamento degli stabilimenti, relativo all’aumento dei quantitativi di acqua riutilizzata e depurata, al fine di ricorrere sempre meno a prelievo di acqua di superficie e da falda.
Oggi, in Mutti, l’81% dei rifiuti prodotti viene recuperato o riciclato. Nel 2020, il rapporto tra rifiuti e prodotto finito è stato del 4,1%, migliore quindi rispetto al 4,7% del 2019. Il pomodoro fresco non idoneo alla trasformazione viene impiegato in zootecnia o per la produzione di biogas, in un’ottica di economia circolare.
In materia di biodiversità, nel 2019 la società ha sostenuto il progetto di riforestazione denominato ‘kilometroverdeParma’ e nel 2020 ha lanciato un’iniziativa di piantumazione denominata “Mille Querce”. Il progetto ha già visto la messa a dimora di 1.100 piante, di cui 130 querce, in un’area di 50mila metri quadrati in aree demaniali dei Comuni di Montechiarugolo, Traversetolo e Sissa Tre Casali e proseguirà con l’inclusione di ulteriori comuni interessati.
Infine, sul fronte packaging, nel 2020, risulta riciclabile il 99% degli imballaggi primari e secondari, con obiettivo 100% per l’anno in corso e circa 1/4 del totale risulta derivato da materiale riciclato.
IL FUTURO
A partire dal 2022, l’azienda prevede di investire 1,5 milioni di euro per l’avvio di progetti ambientali. Nei prossimi mesi Mutti lavorerà a diverse iniziative, come quella di rinaturalizzazione del fiume Po attraverso la creazione di boschi, siepi, filari e ambienti macchia-radura e si impegnerà con i propri partner a definire ulteriori iniziative.
Spiccano le collaborazioni con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e WWF Italia, il CNR e Hort@, spin off dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.