Apicoltura Piana. «Lavoriamo circa 5mila tonnellate di miele l’anno»
di letizia ceriani
Nel 2021 la famiglia Mengoli decide di riacquisire il 60% delle quote di Apicoltura Piana, in passato cedute a Naturalia Ingredients, facente capo al gruppo SECI Holding. Nell’attività aziendale rivive più di un secolo di esperienza nell’allevamento certificato dell’Apis Mellifera Ligustica. Piana lavora il miele per conto di terzi e invasetta il prodotto finale per la Grande Distribuzione. Il miele oggi, soprattutto a causa del cambiamento climatico, vive una vera e propria crisi, ma c’è chi in tutti modi cerca di costruire ponti e fondamenta per la sua sopravvivenza futura.
MAG ha incontrato Davide Donadi, direttore commerciale dell’azienda. Da questo dialogo emerge come il settore sia legato a doppio filo con i temi che attraversano e provocano l’industria agroalimentare nella sua totalità: filiera sostenibile, biodiversità, tradizione e innovazione.
Apicoltura Piana produce e lavora miele dal 1903. Qual è il claim dell’azienda?
Apicoltura Piana nasce nel 1903 per prendersi cura del mondo apistico e delle tecniche apistiche, allevando e producendo api regine. Da qui il mondo dei derivati dell’alveare, la loro lavorazione e i prodotti, sia di filiera che per la cosmesi. Oggi l’azienda lavora circa 5.000 tonnellate di miele l’anno ed è leader in Italia in valore e in volume nel settore del miele.
Cosa significa lavorare “nel miele” oggi?
Obbligatoria una specifica. Apicoltura Piana compra il miele dagli apicoltori ed essendo una società per noi non si tratta solo di conferitori ma di veri e propri fornitori. Il miele viene acquistato per poter rispondere innanzitutto alla domanda, considerando che l’azienda copre il 20% circa del fabbisogno nazionale con miele comprato in Italia e in Europa.
E dove di preciso?
Nello specifico, compriamo dall’Ucraina, che è peraltro il più grande fornitore europeo – dove ci sono infinite distese di girasoli -, e dall’Ungheria. La vocazione per la produzione di miele penso sia legata alla morfologia dei territori, non tanto a una passione o a un fattore culturale. L’Italia vanta un’importante biodiversità ma la produzione non è sufficiente a coprire il fabbisogno nazionale. Si rende quindi necessario comprarlo altrove per poi lavorarlo e invasettarlo qui.
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