Al Pitti Taste 2022 debutta Food Couture, la sfilata di abiti da lavoro
Il 28 marzo il fuori salone del gusto Pitti Taste 2022 di Firenze ospiterà per la prima volta Food Couture, la sfilata di abiti da lavoro per camerieri, maitre e bartender. Idea di fondo: dimostrare che si può essere eleganti, nel mondo della ristorazione, senza necessariamente indossare frac o livree forse un po’ demodé.
In primo piano, 24 capi griffati dal cameriere/influencer Gabriele Bianchi (nella foto) e realizzati da La Casa della Divisa. Partner della sfilata sono invece i vini dell’azienda di San Donato in Poggio Casa Emma distribuita da Andrea Aringhieri, e quelli dell’azienda agricola Elisabetta di Cecina.
L’appuntamento sarà lunedì 28 marzo alle ore 18 presso il cocktail bar Dome (via Il Prato 18/r, Firenze) che per l’occasione si trasformerà in una vera e propria passerella. A calcare la scena saranno i veri addetti ai lavori: i modelli sono stati infatti selezionati dodici tra camerieri e bartender presi sia dal territorio che di livello nazionale, ognuno dei quali indosserà due capi.
Un parterre de roi formato da un centinaio di invitati esclusivi (giornalisti, trend setter, blogger, direttori d’hotel, F&B manager e ristoratori) assisterà alla sfilata della linea di abbigliamento griffata da Gabriele Bianchi, un passato nelle sale di alcuni dei più importanti ristoranti italiani e oggi direttore di sala dell’Essenziale di Firenze. Per lui l’azienda marchigiana La Casa della Divisa ha realizzato gli abiti, pensati per offrire un modello di abbigliamento a cavallo tra le esigenze degli abiti da servizio e quelle di un mood informale.
Ad accompagnare Gabriele Bianchi sarà Marco Esposto, titolare dell’azienda di Senigallia nota per aver creato e reso disponibile una piattaforma digitale in cui “costruirsi” la divisa professionale, di sala o di cucina, che viene realizzata e recapitata in tutta Italia nel giro di 24 ore.
«Sono orgoglioso di presentare a Firenze la prima sfilata di abiti da sala e da cucina – spiega Gabriele Bianchi – perché sono convinto che l’abito giusto sia un elemento imprescindibile non solo per chef, maitre e camerieri, ma anche per pasticceri, gelatieri e per tutte quelle figure professionali che pur dovendo indossare una divisa non vogliono rinunciare a una certa idea di eleganza. Inoltre è un tema che rientra appieno nel mio manifesto di “rivoluzione sala”, un progetto che già porto negli istituti alberghieri di tutta Italia e con cui voglio proporre un modello di sala alternativo a quello che spesso si insegna ai ragazzi che si avvicinano a questi mondi. Cambia lo stile di cucina, non vedo perché non debba cambiare anche lo stile di servizio. E lo stile passa anche dall’abbigliamento con cui ci si presenta al tavolo».