Agroalimentare, un business da 260 miliardi di euro

Nel 2015 l’agroalimentare made in Italy ha registrato un giro d’affari complessivo di oltre 260 miliardi di euro, indotto compreso, contribuendo al Pil italiano per circa il 17% e occupando 3,3 milioni di addetti (pari al 13% dell’occupazione complessiva), con un +12% di giovani sotto i 35 anni. La fotografia, scattata da Febaf, evidenzia chiaramente lo stato del settore, uno fra i più colpiti dalla crisi e da una serie di problemi come l’assenza di ricambio generazionale, ma che nonostante tutto ha resistito al credit crunch e oggi segna un trend di crescita positivo, al ritmo del 2% annuo fino a picchi dal 12 al 25% nel 2017, considerando sia l’agricoltura sia l’alimentare e le bevande. Quello agroalimentare è dunque uno dei settori «trainanti» dell’economia italiana, come l’ha definito Luigi Abete, presidente di Febaf.

E non è un caso che siano diversi gli operatori finanziari che hanno iniziato a guardarlo come opportunità di business. L’intento, duplice, è quello di trovare nuovi spazi di mercato e ridare slancio a un comparto non solo estremamente rappresentativo per il Paese ma anche in grado di generare, secondo le stime di Intesa Sanpaolo, 10 miliardi di potenziali nuovi investimenti e 70 mila nuovi posti di lavoro.

Proprio il Ca’ de Sass è fra i soggetti più impegnati su questo fronte. Il gruppo guidato dal ceo Carlo Messina ha avviato un accordo triennale di collaborazione con il ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (Mipaaf) a sostegno dell’agricoltura e delle filiere agroalimentari. Sul piatto la banca ha messo a disposizione un plafond di 6 miliardi di euro in tre anni, dei quali 1,2 miliardi destinati alla Lombardia. «L’obiettivo – spiega Stefano Barrese, responsabile divisione banca dei territori di Intesa Sanpaolo – è offrire nuove opportunità di crescita e di impiego a un settore strategico per l’economia italiana». I fondi sono dunque destinati a investimenti per la valorizzazione e lo sviluppo delle filiere produttive italiane, con l’obiettivo, fra gli altri, di agevolare processi di internazionalizzazione, di favorire il ricambio generazionale nel settore, la digitalizzazione e l’e-commerce, ma anche la ricerca, la sperimentazione, l’innovazione tecnologica e la valorizzazione dei prodotti.

L’accordo, avviato a gennaio 2016 e che ha già stanziato 200 milioni di euro, si propone inoltre di facilitare l’utilizzo dei fondi comunitari previsti dai Piani di sviluppo rurale per il periodo 2014- 2020. In aggiunta, Mipaaf e Intesa Sanpaolo, in collaborazione con Ismea, l’ente pubblico che fornisce servizi finanziari, assicurativi e informatici alle imprese agricole, hanno in programma di avviare un’indagine conoscitiva con l’obiettivo di arrivare a una migliore definizione del posizionamento delle imprese rispetto alla capacità di accesso al credito.

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