Ristoratore non chiude in pandemia. Assolto dal Tribunale di Firenze

*a cena con diritto

Assolto dal Tribunale di Firenze “per particolare tenuità del fatto”, un ristoratore è stato rinviato a giudizio per aver ripetutamente rimosso i sigilli apposti alla sua attività durante il periodo di pandemia da Covid-19, in quanto aperta nonostante i divieti previsti dalla normativa emergenziale.

Nel provvedimento il giudice, a sostegno dell’assoluzione, afferma, con riferimento alla condotta dell’imprenditore, di trovarsi dinanzi a “situazioni e comportamenti eccezionali, e conseguentemente di reazioni che sono frutto di un momento storico di grave emergenza sanitaria, che costituiscono l’espressione del disagio e della conflittualità innescati da una situazione complessiva quantomeno straordinaria” quale fu quella pandemica.

Osserva altresì che le disposizioni anti Covid “se miravano a per quanto possibile dalla diffusione del virus, nel contempo impedivano l’esercizio di molti diritti fondamentali, compreso quello di lavorar e per vivere”.

In tale contesto prosegue osservando che pur non essendo contestata la condotta criminosa del ristoratore,  è ipotizzabile a suo favore la scriminante dello stato di necessità, già ipotizzata in una precedente pronunzia del giudice di pace che aveva annullato una delle sanzioni applicate al locale e tenuto conto della “condizione di evidente e oggettiva difficoltà in cui l’imputato si è trovato a operare dopo mesi di blackout e con la necessità di guadagnare per vivere e per fare fronte agli impegni presi verso terzi, appaiono caratterizzati da un grado minimo di offensività e dunque non meritevoli di applicazione in concreto della sanzione”, rendendo così meno grave la condotta del ristoratore. 

*di alessandro klun

Letizia Ceriani

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