Fruttagel, i ricavi 2020 sfiorano i 129 milioni

Crescono bevande vegetali (+17%), bene i derivati del pomodoro (+7%). Produzioni biologiche valgono il 25% del fatturato caratteristico.

Fruttagel, azienda cooperativa di trasformazione agroindustriale di Alfonsine (Ravenna), ha approvato nei giorni scorsi il bilancio 2020. Fatturato a quota 128,9 milioni di euro, in leggero calo rispetto all’anno precedente chiuso a 133,1 milioni di euro. L’export è, invece, stabile con il 6,9% del fatturato complessivo. Bene il comparto del biologico che, nonostante le ridotte vendite nel foodservice, raggiunge i 31,2 milioni di euro.

L’azienda ha confermato il piano di investimenti 2021 a quota 7,4 milioni di euro che prevede: nuovo magazzino automatizzato, innovazione tecnologica, efficientamento produttivo, economia circolare.

“Fruttagel, come tutta la filiera agroalimentare italiana, ha saputo reagire con forza e determinazione a un anno molto complesso. In questo contesto, siamo riusciti a realizzare il risultato di equilibrio pianificato grazie anche a una maggiore focalizzazione sulle aree di business a più alto valore aggiunto, al raggiungimento di maggiori efficienze produttive e al monitoraggio dei costi”, – sottolinea Stanislao Giuseppe Fabbrino (nella foto), presidente e amministratore delegato Fruttagel.

Rispetto all’andamento dei diversi comparti, ottima la performance delle bevande vegetali (+17%) che valgono 9,7 milioni di euro. Buono anche l’andamento dei derivati del pomodoro, che segnano un incremento del +2% rispetto all’anno precedente, per un’incidenza sul fatturato di 18 milioni di euro. In leggero calo i vegetali surgelati, il cui fatturato 2020 ammonta a 60,6 milioni di euro (-3,6%). Flessione anche per succhi, bevande a base frutta e the che vale 38,1 milioni di euro. Le produzioni biologiche hanno, invece, sviluppato il 25% del totale del fatturato caratteristico, confermandosi strategiche per l’azienda ravennate.

“Abbiamo davanti uno scenario assai incerto – conclude Fabbrino – caratterizzato dalla flessione del potere di acquisto delle famiglie e da un significativo aumento dei costi delle materie prime, oltre che dalle difficoltà dell’agricoltura legate al cambiamento climatico. Tutta la filiera agroindustriale è chiamata a un rinnovato impegno nei confronti del consumatore che deve essere aiutato a sprecare meno e a consumare meglio, fornendo nuovi elementi di scelta che vadano oltre il prezzo del prodotto. Dobbiamo superare questo modello di consumo basato sul prezzo basso e sulla logica del massimo ribasso per evitare che le difficoltà di oggi possano segnare in maniera irreversibile il nostro settore”.

 

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