Taggialto, il progetto che salva l’olio d’alta quota e piace a Peck

Salvare l’olivicoltura di montagna e valorizzare il territorio. Sono questi gli obiettivi del progetto Taggialto e del movimento culturale TreeDream per recuperare gli ulivi d’alta quota italiani, dove l’olio è prodotto in condizioni spesso estreme per i contadini.

Un progetto che è realmente operativo e, dal punto di vista commerciale, ha già convinto lo storico negozio milanese di alta gastronomia Peck a chiedere l’esclusiva di vendita del Taggialto (cultivar 100% taggiasca) sul territorio nazionale.

«La novità della nostra azienda è che essa esercita una funzione sociale, culturale, politica non a lato del suo essere azienda ma proprio nel cuore della sua attività», spiega a Foodcommunity.it l’ingegnere Giuseppe Stagnitto, attuale segretario che ha dato vita all’iniziativa insieme all’esperto eno-gastronomico Flavio Lenardon, che ricopre la carica di presidente.

Dalla loro società Tesori della Costa, nata nel 2009, si sono poi sviluppati negli anni successivi il movimento culturale TreeDream e il piano d’azione concreto Taggialto.

«La grande comunicazione non aveva “mai” recepito che l’olio di montagna – specie quello ottenuto da zone ai limiti stessi della fruttificazione – è meritevole di essere considerato in una categoria a sé stante», racconta Stagnitto, sottolineando «l’inarrivabile qualità dell’olio che si può ottenere da piante cresciute in tali estreme condizioni di stress».

Vendendo il taggiasco d’alta quota al «giusto prezzo» – aggiunge Stagnitto – aumenta sensibilmente il reddito che l’olivicoltore trae da questa coltivazione estrema che produce «olive dalle caratteristiche uniche».

Il maggiore reddito «incoraggia gli olivicoltori di TreeDream a non abbandonare gli oliveti d’alta quota senza concentrarsi, come invece hanno fatto tutti gli altri, solo su quelli più facili a coltivarsi che producono olive differenti, anche se sempre di altissima qualità».

Questo modo di fare azienda, aggiunge Stagnitto, «è nuovo perché abbiamo pazientemente ricreato le premesse culturali, ricostruendo una comunità umana che aveva perduto il senso della propria identità e che potrebbe rinascere traendo risorse da un nuovo mercato fondato su una differenza specifica che non era mai stata praticamente comunicata».

Si tratta di una «impresa con responsabilità politica» e di un progetto umano e sociale che si traduce nel neologismo “sinduzione” che vuole designare un’attività imprenditoriale con una «consapevole organizzazione di uomini, simboli e mezzi, per rivitalizzare una comunità umana, ridando a un territorio la prosperità che deriva dalla produzione e dalla vendita di un prodotto specifico».

Secondo Stagnitto «acquistare una bottiglia d’olio che valorizza la specificità del territorio d’alta quota significa anche deplorare l’irrazionale omogeneizzazione che ha portato alla distruzione quasi completa del sistema dei terrazzamenti d’alta quota e ha così compromesso la salute idrogeologica di intere regioni».

Per tutto questo Peck ha scelto di «sposare la nobile causa di Tesori della Costa, per supportare la difesa dell’olivicoltura d’alta quota italiana e dell’olio di straordinaria qualità che ne deriva, acquistando la quasi totale produzione di Taggialto del 2015-2016».

 

Leave a Reply

SHARE